Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/375


libro primo - capitolo undecimo 369

può figurarsi di piú eccessivo in opera di rivoluzione, dava disfidanza ai savi, spavento ai timidi, ribrezzo ai religiosi uomini, giustamente atterriti che un uomo infesto ai riti cattolici fosse chiamato a governare la cittá santa e la reggia del cattolicismo. Tanto piú che se egli guida i semplici che gli aderiscono, è guidato dai maliziosi e fa meglio ufficio di schiamazzo che di moderatore della sua setta; cosicché una repubblica capitanata da un tal uomo, in vece di placar gli opponenti, si concitava contro tutti coloro a cui non va a sangue la signoria dei puritani. Odiando egli la monarchia assolutamente e volendo ridurre tutto il mondo a repubblica, non sarebbe stato pago a quella di Roma, ma di quivi come da un centro avrebbe cospirato contro i principi in universale. Ora come ciò potesse piacere ai sovrani d’Italia e di Europa, ciascun sel vede; onde era piano l’antivedere che la sua insegna avrebbe riunito tutto il mondo alla distruzione del nuovo Stato romano e mossa la stessa Francia a spegnere un fuoco minacciante all’Italia e a tutti i paesi che la circondano. Imperocché l’intervento non ebbe tanto luogo contro il principio democratico quanto contro il demagogico, impersonato nel Mazzini, il quale era creduto intendersela di qua dalle Alpi colle sètte pericolose alla proprietá e alla famiglia. Si sarebbe parato a molti di questi inconvenienti, se il maneggio delle cose fosse stato commesso a uomini riputati per saviezza governativa. Ce n’erano alcuni, a dir vero, nel magistrato esecutivo e nel consesso; ma la presenza del Mazzini faceva che in vece di dare al governo il proprio credito essi ne fossero contaminati. Se avessero avuto un miglior compagno, l’errore della bandita repubblica sarebbe stato in parte corretto da chi la rappresentava; come accadde in Venezia, dove il credito e la saviezza di Daniele Manin e degli altri eletti al governo e al parlamento fecero sí che la bandiera repubblicana non fu di spauracchio sull’Adriatico come sul Tevere. Se i romani avessero imitati i veneti, non era precluso ogni adito all’accordo ed erano meno probabili l’intervento esterno e la perdita di ogni franchigia. Ma ciò non metteva conto ai puritani né al loro capo; i quali, se non potevano aver

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. 24