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libro primo - capitolo undecimo 355


dell’etá tenera1. Io noto che nell’antica rivoluzione francese la lode di essere il primo repubblicano toccò a Camillo Desmoulins, uomo ingegnoso ma inetto alle cose civili2. Imperocché le mosse intempestive fanno segno d’imperizia; e il vero modo di rendere possibile un giorno la repubblica italiana, se i casi volgeranno in suo favore, si è il non mettervi mano fuori di tempo. Quando accada che la nostra patria risorga, qual sia per essere l’assetto de’ suoi ordini, se ne dovrá saper grado principalmente a coloro che introdussero e fondarono le franchigie costituzionali; perché siccome il progresso e l’esito dipendono dai princípi, cosí il passato Risorgimento fu il seme onde le nuove sorti d’Italia germineranno.

Se duro e spiacevole mi fu di sopra l’entrar nei biasimi di un vecchio amico, mi è penoso ugualmente di dover parlare contro un esule; e che io mi c’induca a malincuore, ciascuno può raccoglierlo dal contegno usato a suo riguardo per molti anni. Tacqui di lui nel mio primo esilio, benché la mossa di Savoia incominciasse a mutare il concetto ch’io ne aveva, e i suoi andamenti ulteriori mirassero a distruggere ciò che io m’ingegnava di edificare. Anche dopo il procedere inescusabile da lui tenuto in Milano, io non rimisi della moderanza mia solita, non feci atto di avversario né di nemico; anzi passando per Genova pochi giorni dopo, dove la sua madre (donna veneranda per ogni rispetto) era ingiusto segno alle ire del popolo, le diedi di riverenza e di stima pubblico testimonio. Mi sia lecito il ricordar questo fatto non mica per vantarmene (ché ogni uomo onorato nel mio caso avrebbe fatto altrettanto) ma per rispondere alle calunnie di certi malevoli. Solo quando all’opera cominciata in Milano fu posto suggello in Roma, e che mi venne tolto ogni modo di mettere in salvo la libertá italiana che vedevo precipitare, io ruppi il silenzio e non dubitai di scrivere che

  1. Si noti che la repubblica predicata dal Mazzini per tanti anni era bensí una forma politica ma non mica una riforma economica. E però si riduceva a un vecchiume alieno dal genio e dai bisogni dell’etá nostra.
  2. Villiaumé, Histoire de la révolution française, Paris, 1850, liv. ii, 17; viii, i; xvi, 7.