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o la sua disperazione era intera e perfetta, e in tal caso egli avrebbe dovuto levar senza infinta la bandiera della repubblica; o non era tale, e allora quanto piú l’assunto del re sardo era in pericolo di non riuscire, tanto piú si dovea evitare ogni andamento, ogni trama, ogni parola che potesse nuocergli e distornarlo. Ma, come gli uomini inetti alla vita pratica, egli stette tra il sí e il no, tenne una via di mezzo, non seppe essere né carne né pesce: per debolezza d’animo non volle usare la generosa audacia di bandir la repubblica, per ambizione non si astenne dal promuoverla occultamente. S’egli avesse bramata la vittoria sarda, non avrebbe posto ogni studio ad impedir l’unione che l’aiutava, sino a biasimare i registri e oppugnarli con pubblica protesta1. Quasi che la via piú corta e spedita non fosse la migliore, e che lo squittinio per iscritto non basti quando non è pur richiesto in altro modo, correndo il caso di necessitá estrema e trattandosi di quei diritti che per natura sovrastanno all’arbitrio dei popoli. Se il Mazzini è cosí semplice da credere il contrario, la sua vita però dimostra che gli ordini legali non lo rattengono; i quali, invocati in tal caso, non erano altro che un pretesto. Non che disperasse della riuscita dei costituzionali egli la temeva, perché l’importanza del tutto non è che l’Italia sia libera ma che egli e i suoi amici ne sieno procuratori. Se questo non si può sperare, sia ella misera e serva anzi che altri abbia la lode del suo riscatto. Che tal fosse l’intenzion del Mazzini, il suo procedere prima e dopo lo dimostra abbondevolmente, e il confermano le ragioni stesse da lui prodotte per provare che la salvezza d’Italia non poteva procedere dal principato2 Quasi che a malgrado de’ suoi errori non fosse piú che probabile che Carlo Alberto avrebbe vinto senza gli ostacoli suscitati dai puritani, come mostrò di poterlo coi primi trionfi. Se i costituzionali non riuscirono a mantenere il Risorgimento

  1. Mazzini, op. cit., pp. 89-100.
  2. Nell’opera citata, che basterebbe sola a provare l’incapacitá non solo sintetica ma politica del Mazzini. Imperocché non si può immaginar nulla di piú gretto, di piú illogico, di piú leggiero, benché il tema sia tale che poteva porgere a un buon ingegno una ricca suppellettile di argomenti speciosi.