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libro primo - capitolo undecimo 349


ribellano dal comune. Nota è la loro idolatria per Giuseppe Mazzini, a cui son ligi e devoti come gl’ismaeliti e i gesuiti al loro capo, tanto piú stranamente quanto che rifioriscono l’ubbidienza cieca e la svisceratezza servile con massime di uguaglianza e grido di libertá. Ma non tutti i seguaci di quest’uomo sono da porre nella stessa schiera. Alcuni gli aderiscono per amor dell’insegna, senza rendersi schiavi de’ suoi voleri e giurar nelle sue parole; e questi non debbono annoverarsi tra i puritani. Altri son uomini da nulla, che per valere qualcosa e fare un po’ di rumore hanno bisogno di appartenere a una setta; e godono di avere un capo che gli dispensi da ogni debito d’instruirsi, di affaticarsi, di pensare da se medesimi. Altri sono di quei malcontenti che aspirano a ricattarsi, a pescar nel torbido, e quindi si appigliano ragionevolmente a chi professa dottrine sovvertitrici. Altri (e sono forse i piú) son cervelli deboli ma appassionati, che amando le idee superlative inclinano naturalmente verso chi le insegna e sa meglio allettare le lor fantasie, accendere ed esprimere gli affetti loro. Giuseppe Mazzini è appunto l’uomo di cui costoro abbisognano, essendo un politico d’immaginativa non di ragione, e avendo un’idea sola, cioè la repubblica. E siccome chi ha un’idea sola non può variare (quando ogni mutazione importa almeno due concetti), cosí non è da stupire che il Mazzini sia fisso nel suo pensiero e abbia quella costanza nelle chimere che i semplici ammirano ma che i savi chiamano «ostinazione». Laonde fra i suoi adoratori non si trova un sol uomo di conto, anzi è da notare che i piú dotti e valorosi democratici ripugnano alle sue dottrine. Ché se qualche ingegnoso, ingannato dai romori, l’ebbe in pregio prima di conoscerlo; accostatoglisi e divenutogli intrinseco, dovette ritrarsi, stomacato da tanta presunzione accoppiata a tanta nullezza.

Il suo ingegno è mediocre, e anco nelle lettere è sfornito d’inventiva e di forma sua propria. Tuttavia s’egli avesse imparato dai classici antichi l’arte difficile di ordinare i pensieri ed esprimer gli affetti e dai nostrali quella di scrivere italianamente, egli sarebbe potuto riuscire un letterato di qualche nome nelle opere indirizzate a dilettare e muovere la fantasia, senza