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libro primo - capitolo undecimo 341


principi non si adoperi con ogni studio a far buona cotal sentenza, per ciò che concerne l’etá presente. Ma intorno ai mezzi pratici opportuni per sortir l’intento, quivi è dove i puritani la sbagliano grossamente; imperocché il miglior modo di ritardare lo stabilimento futuro dello Stato popolare si è il tentarlo anzi tempo e fuor di proposito, quando i conati intempestivi recano un novello ostacolo a ciò che invano si presume di effettuare. E allorché altri per giustificare questo processo affrettato nella penisola ricorre all’esempio della Francia, egli fa un’induzione fallace, essendo che la Francia e l’Italia corrono bensí a prova nello stesso aringo, ma non vanno di pari perché in ora diversa si mossero. Da un mezzo secolo in qua i francesi soggiacquero a piú rivoluzioni, ciascuna delle quali mutò piú o meno notabilmente le condizioni intrinseche ed estrinseche del vivere cittadino. Le nostre vicende recenti prima dell’ultima non lasciarono all’incontro alcun vestigio o solo tenuissimo, perché deboli e nate in gran parte di fuori; oltre che, divisi ed oppressi da lungo dispotismo interno e straniero, non abbiamo essere di nazione né uso di libertá. Chi non vede adunque che, proporzionatamente a tali differenze nello stato dei due paesi, il mutare la monarchia assoluta in temperata era testé per gl’italiani un passo piú grande e difficile che non fu pei francesi il sostituir la repubblica al principato civile? E dico «piú grande», perché noi siamo ancor oggi piú lungi dal segno che non erano i nostri vicini quando fecero la loro prima rivoluzione costituzionale, essendo che essi aveano giá da gran tempo unitá politica e autonomia nazionale in modo assai piú perfetto delle altre nazioni di Europa: aveano libertá di parlare e quasi di scrivere, letteratura fioritissima e accomodata alla moderna etá, né conoscevano pur l’ombra del giogo pretesco. Il conseguimento di questi vari beni ad un tratto e delle franchigie civili era dunque per noi una rivoluzione di maggior momento che quelle dell’ottantanove e del quarantotto, e non vi ha popolo savio che in pari circostanze non se ne fosse tenuto pago e beato. Ma che! I puritani non ne vollero sapere e, procedendo servilmente anzi fanciullescamente, vollero costituire l’Italia in repubblica