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paesi massimamente. Ma dal desiderio al fatto l’intervallo è grande, e l’effettuazione dei concetti nuovi richiede sempre un certo tempo e apparecchio, sovrattutto quando ripugnano a molte e radicate abitudini. Né in opera d’instituzioni civili si può trapassare di botto da un ordine ad altro diverso e contrario se non sostando in qualche stato mezzano, che serva come di sdrucciolo e di transito fra i due estremi. Tal si è la monarchia costituzionale rispetto al principato assoluto da un canto e allo Stato popolare dall’altro, tramezzando ella fra entrambi, partecipandone ed essendo quasi la tempera e il componimento loro. Ma non tutti avvisano la legge di gradazione, che governa il mondo politico non meno che il naturale: gli uni per difetto di dottrina, come i volgari; gli altri per manco di esperienza e per ardore di etá, come i giovani e quegli adulti in cui l’inesperienza degli anni teneri è perpetua. Quindi è che nei moti sociali havvi sempre una certa generazione d’impazienti, i quali non sanno rassegnarsi alla necessitá e alla lentezza delle transizioni, e vogliono farne senza o almeno accorciarle assai piú che la natura delle cose non comporta, convertendo il passaggio in salto e spesso in precipizio. E siccome costoro, balzando da estremo a estremo senza procedere per la via del mezzo, si mostrano ignari degli ordini dialettici, cosí essi riportano meritamente il titolo e il biasimo di sofisti. Quando la loro opinione prevale nella pratica, siccome le leggi naturali non si possono mai violare impunemente, cosí avviene che il regresso tenga dietro al progresso e che ciascuno di tali moti, trapassando il segno, partorisca il suo contrario; onde nasce una vicenda di oscillazioni e di andirivieni, che dura piú o manco ma che torna sempre a scapito di tempo, atteso che lo spazio che essa occupa è assai piú lungo di quello che al procedere equabile, misurato e non interrotto si sarebbe richiesto.

A questa classe d’impazienti appartengono i puritani. I quali non s’ingannano a credere che la democrazia sia il termine a cui collimano i movimenti di Europa; e se si scostano dal vero nel giudicare che il principato civile sia per sé inaccordabile col vivere democratico, non si può negare che la maggior parte dei