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libro primo - capitolo decimo 317


misurandoli non tanto da questa o da quella operazione particolare, quanto dal complesso e dall’indole del loro procedere. Ché se non apparve in essi né quel senso vivo e gagliardo della nazionalitá comune, né quell’odio intenso delle ingiuste prerogative, né quel fervore animoso per gl’incrementi civili che son propri dei popolani; se l’amore che portano al bene è temperato in essi da riserva eccessiva e da timidezza; ciò si dee riferire non agli uomini ma al tirocinio. Imperocché chi voglia essere perfetto politico, la prima regola è di smettere affatto le abitudini, le idee, le preoccupazioni del proprio ceto; onde come l’avvocato e il chierico debbono a tal effetto dimenticarsi le grettezze del fòro e le pretensioni profane del sacerdozio, cosí il patrizio si dee scordare di essere patrizio. Ma questo non è mica facile, e i piú recano nelle dottrine e nella pratica il genio dell’educazion ricevuta e della classe a cui appartengono. Ecco che il Balbo e l’Azeglio anche scrivendo non evitarono (come giá notammo) i difetti del loro ordine; onde non è meraviglia se, ministri, tennero la via segnata da essi come scrittori. Ma in vece di chiedere al liberalismo patrizio ciò che esso può dare difficilmente, dobbiamo essergli grati quando apporti nella vita civile quella dignitá e cortesia di modi e quella nobiltá di sensi a cui è inclinato ed avvezzo dal vivere signorile. Anche i giudici piú severi non potranno disdire alle amministrazioni del Balbo e dell’Azeglio due lodi singolari. Il Balbo tentò l’autonomia italiana e il regno dell’alta Italia; e se si errò nell’esecuzione, il conato è bastevole a onorare gli autori della magnanima impresa. Se l’Azeglio, entrato al governo in tempi infelici e sottoposto (forse suo malgrado) alle influenze municipali, non poté, per cosí dire, riportare il Piemonte in Italia, egli si adoperò almeno a far sí che l’Italia abbia un asilo in Piemonte; tanto che i generosi fuggendo non si accorgano di esulare, poiché trovano nel regno sardo la libertá perduta e la patria.

Ma non è per questo verso che io intendo di comparar le lodi dei due ministri, perché laddove il concetto che illustrò la rettoria del Balbo fu nazionale, quello che piú onora l’altra è democratico