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libro primo - capitolo nono 263


Gioberti capo dell’opposizione non hanno riscontro, eccetto con quelli onde fu segno negli ultimi tempi del suo ministero»1. E pure la somma moderazione del mio discorso e del mio scritto, le forme gentili usate, le lodi che accompagnavano il biasimo, la cautela di salvar le intenzioni, la mostra cortese di credere alla bugiarda protesta, siccome non meritavano questo ricambio, cosí chiarivano dove fossero la veritá e la buona ragione. A vedermi assalito furiosamente da una turba di fogliettisti inurbani, ignoranti, inesperti, presontuosi, insolentissimi, trattato da inetto o da ribaldo, e sprezzate, derise, schernite le mie previsioni sui mali ineffabili che minacciavano la mia povera patria, ebbi piú volte a ricordarmi delle parole di Gasparo Gozzi in simile ma men grave proposito2. Molti mesi passarono prima che l’arcano della mediazione cessasse, e si sapesse da tutti che le basi di questa non salvavano l’«autonomia» e l’«indipendenza» d’Italia, poiché non guarentivano quella delle provincie venete, anzi le assoggettavano a un arciduca austriaco sotto nome di «viceré imperiale» e all’obbligo di provvedere e tutelare la corte di Vienna coi loro danari e coi loro soldati; non tutelavano l’«unione», poiché le separavano dalla Lombardia e dal Piemonte; non mantenevano i «fatti compiuti», perché riguardo a Rovigo, Treviso, Padova, Vicenza, si metteva in non cale la volontá espressa dei popoli e il decreto del parlamento3. Le basi della mediazione ripugnavano dunque al programma; e accettandole, i ministri sardi poteano tanto meno sperare di ottenere una modificazione favorevole, quanto che il governo austriaco avea fatto intendere che le proposte dei 4 di maggio (identiche sostanzialmente alle dette basi) poteano difficilmente accettarsi,

  1. Carutti, Rivista italiana, giugno 1849, p. 740.
  2. «Di tutti i dispetti, il maggiore credo che sia quello di un uomo il quale venga censurato e caratato da coloro che non sanno né punto né poco. Egli che sa quante notti avrá vegliato, quanti giorni avrá sudato intorno alla sua professione, e non avrá forse avuti altri pensieri in capo fuorché quella; pensi ognuno la consolazione che dee avere quando cervellini nuovi, che non hanno mai avuto dentro altro che passatempi, scherzi, burle e capricci, vogliono cattedraticamente giudicare dell’opera sua» (Opere, Venezia, t. iii, p. 83).
  3. Documenti e schiarimenti, v.