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fiducia. Avevamo qualche speranza che Carlo Alberto fosse in questo pensiero, atteso che il conte Lisio che gli stava ai fianchi (uomo d’illibatezza e generositá singolare) promovea con calore la nostra risoluzione e bramava che il detto ufficio fosse a me assegnato. Tutti errammo a confidare nella fermezza e sinceritá del principe; ma non dobbiamo pentirci della risoluzione presa, poiché essa valse almeno a salvarci la virtú e la fama. Laddove stando le cose dette di sopra e, mentre noi reggevamo in mostra, la fazione municipale governando in effetto, egli è indubitato che anche perseverando noi nell’ufficio le cose non sarebbero riuscite a buon fine; e niuno sa le colpe, le vergogne, i disastri, di cui saremmo stati almeno in vista complici e pagatori.

Le trame municipali frattanto sortivano l’intento proposto. La parte sconfitta della Camera da buon tempo arrabbiava e si struggeva di fare le sue vendette. Alla paura che Torino perdesse il grado di metropoli si aggiungeva il dolore delle calamitá presenti e una ripugnanza invincibile a ristorare con nuovi sforzi le perdite succedute. Se quando le nostre armi prosperavano e i sospetti dormivano, tuttavia i municipali ci andavano di male gambe, ciascun vede che animo dovessero avere da che quelle erano afflitte e questi accresciuti dalla collera e dal puntiglio. Coceva loro il soccorso francese per l’amore che portavano all’Austria, e gridavano che si volea di nuovo sviscerare il Piemonte di danaro e d’uomini per ispogliarlo de’ suoi diritti e delle sue instituzioni. Molti conservatori che prima desideravano l’unione ora le erano avversi, atteso gli sforzi che richiedeva e pel vano timore della Dieta promessa nel parlamento. La cooperazione esterna accresceva le loro paure; e giudicando in aria delle cose, senza notizia dei fatti presenti e con quella erudizione storica che abbiamo veduta nel Pinelli, ravvisavano nei soldati francesi altrettanti apostoli di repubblica, come se il secolo d’oggi fosse il passato e che, nel fresco dolore dei casi di giugno, Parigi, le provincie, l’esercito non inclinassero all’altra parte. Esso Pinelli avea contezza delle cautele da noi usate anche a questo proposito, perché ogni giorno veniva a visitarmi e a spillare i secreti; e io senza uscire della riserva imposta alla mia carica gli apriva