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proemio 19

uffici determinati dal genio naturale, dall’elezion della vita, dai casi anteriori, dagl’impegni contratti col pubblico; e il mio è di servire all’Italia, non al solo Piemonte. Io amo e adoro il Piemonte, ma come parte d’Italia e non altrimenti. Se la provincia si apparta dalla nazione, io dirò con Dante che sono subalpino «natione, non moribus»1, e che antepongo la vita di profugo ai diritti e ai beni civili. Il mio antico esilio incominciò come tosto svanirono le prime speranze riposte nel regno di Carlo Alberto, e fini quando esse parvero verificarsi. Mancate esse di nuovo e tornata l’Italia al giogo, io debbo pure riprendere le antiche mie condizioni. E non potendo giovare alla mia patria colle opere, m’ingegnerò di farlo almen cogli scritti per quanto sará in mio potere, ricordandomi quel consiglio del Machiavelli che «gli è ufficio d’uomo buono quel bene che per la malignitá de’ tempi e della fortuna tu non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché sendone molti capaci, alcuno di quelli piú amati dal cielo possa operarlo»2. Cosí ho speso il mio primo esilio e cosí impiegherò il secondo e quei pochi giorni che mi avanzano. L’impresa è bella, e se le mie parole non passeranno affatto inutili, sarò pago di aver vissuto, né avrò da portare invidia o far richiamo a coloro che mi tolsero per la seconda volta la fortuna e la patria.

Nei tempi di apparecchio il pensiero rileva piú dell’azione, perché l’idea è madre del fatto, che non può aver luogo se quella non lo precorre. Le rivoluzioni politiche non durano e non riescono se non son precedute e apparecchiate dalle morali ed intellettive; né per altro mancò il Risorgimento che per non aver avuto propedeutica né tirocinio rispetto ai piú di coloro che presero a promuoverlo. Non so qual sorte sará per toccare allo scritto presente, che è il mio primo passo nel nuovo aringo, contenendo esso una breve critica del moto passato e una dialettica del futuro. Giá preveggo che sará tacciato di soverchia lunghezza da chi ributta persino gli articoli dei giornali

  1. Epist., vi, 9.
  2. Disc., proem. Consulta Arte della guerra, i; e Disc. a papa Leone.