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libro primo - capitolo nono 243


Il gran principio dell’intervento italiano era ancora un desiderio. Chi sa se gli eventi napoletani non avessero preso piega migliore, qualora la diplomazia italiana avesse fatto ogni sforzo per far accedere Napoli alla lega commerciale e doganale conchiusa a Torino il 3 novembre 1847 fra Piemonte, Roma e Toscana? Qual voce poteva parlare con maggiore efficacia di autoritá se non quella dei tre principi riformatori? E se il governo di Napoli accedeva alla lega commerciale, chi non vede che la comunanza degl’interessi gli avrebbe necessariamente imposti i desiderati miglioramenti politici?»1. Il Balbo era ancora in tempo a supplire; ma non che usare a tal effetto i mezzi accennati, egli rifiutò iteratamente quello che il Borbone medesimo gli porgeva.

Ciò era la lega politica chiesta ai 26 di marzo da Gennaro Spinelli, che «per questo si vanta di esserne stato l’iniziatore»2, e poscia piú solennemente da Carlo Troya nell’aprile del quarantotto3. Il papa ne era altresí desideroso, e per via di monsignore Corboli Bussi ne fece viva istanza al re sardo, confortandolo ad «affrettare la conclusione dei patti e a mandare a tal fine deputati a Roma»4. Lo spediente era efficacissimo per comporre la controversia sicula, cancellare le gelosie di Stato e i sospetti di usurpazion piemontese che bollivano nelle corti della bassa Italia, animare i vari principi a prendere vivamente la guerra, provvedere al pronto e buon uso delle forze loro, sciogliere il pontefice dagli scrupoli per cui esitava a combattere contro l’Austria, i quali cessavano come tosto il carico delle armi veniva assegnato a una Dieta federativa. «Supponete la lega fra i governi italiani conchiusa ed attuata nel febbraio del 1848: ecco reso issofatto indubitato il prospero successo della guerra dell’indipendenza...; ecco recisi i nervi e tronche le braccia alla demagogia; ecco spente nel germe le gelosie, le

  1. Massari, op. cit., p. 19.
  2. Ibid., pp. 93, 94; Farini, op. cit., t. ii, p. 31.
  3. Massari, op. cit., pp. 132-137; Farini, op. cit., t. ii, pp. 93-96, 166.
  4. Farini, ibid., pp. 61, 93-96, 166.