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fra i potentati, non tanto che l’ammetta, anzi l’offende o la sbandisce formalmente. Fra le stesse dottrine politiche che sono in voga e meritano di essere, alcune possono indurre gli spiriti superficiali a esagerar l’importanza del municipio, conciossiaché la diffusione equabile della cultura, per cui i diritti del comune voglionsi ampliare e si dee sfuggire l’incentramento soverchio, è favorevole ai municipali che non sono della metropoli. Se molti dei liberali parlano spesso, anzi parlamentano con pompa ed eloquenza grande della patria nazionale, pochi son quelli che ne abbiano una vera idea o, posto che l’intendano, le portino un amore efficace, altro essendo il discorrere ed altro il sentire e l’operare, e non potendosi amar la patria senza contrastare ai sensi men nobili e al costume invecchiato. Imperocché gli uomini generalmente sono tenaci delle tradizioni e poco inclinati alle cose nuove, e la nazionalitá italiana è cosa novissima: le tradizioni nostre son quasi tutte municipali, specialmente in quella provincia a cui corse nell’ultimo periodo un debito piú grande di magnanimitá patria. Non credo di esagerare, perché i fatti sono i migliori interpreti delle parole; quando fra tanti che a principio gridavano «Italia, Italia», non molti furono quelli che poi venendo alla pratica l’antiponessero al comune. Migliore per tal rispetto è la condizione dei fuorusciti, perché l’esilio può servire a divezzarli dalle abitudini e dai capricci municipali. Dal che però non si vuole inferire che l’ora di ricomporre le nazioni non sia ancor giunta, giacché le nuove relazioni che emergono dalla civiltá avanzata lo rendono necessario, e gl’ingegni eletti comprendono, le moltitudini sentono confusamente questo bisogno, benché l’egoismo ci faccia ostacolo; ma sí bene che tale ostacolo non è dei più facili a superare e spiega naturalmente i casi che entriamo a descrivere.

Il municipalismo è mal vecchio in Italia, i cui abitanti, dice il Guicciardini, «acciecati dalle cupiditá particolari, corrompono eziandio con danno e infamia propria il bene universale»1. Ma siccome suol fingere e coonestarsi con falsa specie di caritá

  1. Stor., iii, i.