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de’ suoi bisogni. Ma oltre che anch’essi vogliono far dello Stato un monopolio a pro della setta loro e non si propongono di mutare il governo per altro che per recarselo in pugno, io non veggo che sinora il miglioramento della plebe abbia occupati i loro pensieri e le loro penne. Trovo anzi che mirano a nutrirla non di pane ma di astrazioni, promettendole libertá, uguaglianza, indipendenza e altre cose bellissime per indurla a seguirli. Quindi è che quanto son freddi per le riforme, in cui pure risiede la sostanza di ogni buona mutazione sociale, tanto si mostrano ardenti per le rivoluzioni, come quelle che mutano e trasferiscono il reggimento. Come i municipali, ripongono anch’essi la somma del tutto in un accidente; se non che alla signoria dei ricchi sotto l’ombra del principe sostituiscono la propria dittatura sotto nome di repubblica.

Non dee parere strano che fra parti cosí discordi come le tre menzionate passino tali riscontri, se si avverte che quando son pari le disposizioni interne non può succedere che gli effetti esteriori sieno troppo dispari. Ora gl’illiberali, i municipali e i puritani si somigliano per l’animo e per lo spirito. Rispetto all’animo, si trovano certo nelle due prime classi uomini probi ed onesti che errano a buona fede per corto ingegno, poca dottrina, cattiva educazione; e nella terza giovani generosi, mossi da ardore inesperto e dall’impeto dell’etá verde. Ma costoro non sono i capi e solo per accidente appartengono a tali sètte, il nervo delle quali e i piú si governano con turpe egoismo congiunto alle corruttele. Rispetto allo spirito, sono volgo, e quanto abbondano di quel senso volgare che coglie solo le apparenze, tanto mancano del senso diritto e pratico che afferra le realtá. E sono volgari per torto giudizio e perché ignoranti della scienza degli uomini e delle cose, digiuni di notizie storiche: spregiano in altri quelle cognizioni di che essi mancano, odiano lo studio, vilipendono i dotti e gli scrittori, e quanto mancano di valore intrinseco tanto sono ricchi di presunzione e di arroganza. E però non hanno antiveggenza, perché solo dalla giusta contezza del presente e del passato può germinare la cognizione del futuro. Confondono il senno