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proemio 15

solitario esilio le leggi naturali che regolano il corso delle cose civili; considerava gli uomini, i tempi, le disposizioni particolari dei vari paesi e le universali di Europa; e valendomi di quel processo induttivo che compie la notizia del presente con quella del passato e si vale di entrambe per conoscere le probabilitá dell’avvenire, cercava qual costrutto potesse cavare la povera Italia dalle condizioni vive e reali di allora per migliorar le sue sorti. Cotali studi mi abilitarono ad aprire, per dir così, una nuova prospettiva politica e a preparare un moto patrio così ben contemperato alle congiunture, che ebbe ottimo e insperato successo, finché si mantenne fedele a’ suoi princípi e non deviò dalle massime che lo avevano prodotto. Avvisai in oltre i rischi e gli ostacoli che si potevano attraversare all’impresa, cercando il modo di ripararvi; tanto che dei vari accidenti che sopravvennero in appresso, non ve ne ha alcuno di qualche considerazione che sia sfuggito alla mia previdenza e rispetto al quale io non abbia pensato ai rimedi assai prima che succedesse. Non eccettuo né meno la cecitá e ostinazione delle sètte, perché fin dal maggio del quarantotto (come si vedrá a suo luogo), e mentre le cose nostre erano piú che mai in fiore, io temeva che non allegassero. Laonde coloro che in appresso mi accusarono di essere stato deluso dai democratici dovrebbero ornai accorgersi quanto sia pericoloso il voler interpretare i pensieri degli altri senza tener buono in mano o almeno averne avuto procura. Sperava bensí che, se non le sètte, almeno alcuni uomini che erano in voce di giudiziosi mi avrebbero usato qualche condiscendenza, trattandosi di materie nelle quali io mi occupava da molti anni ed essi appena da pochi mesi. Nel che confesso di essermi ingannato, perché quanto altri ne sapea meno, tanto mi riuscí alla prova piú intrattabile ed ostinato. Lottai con coraggio per qualche tempo contro questa difficoltá; ma quando in fine fui chiaro a replicate prove che mi era impossibile il superarla, perché principe, ministri, democratici, conservatori mi erano contro, mi ritrassi dal campo ed elessi piú tosto di rinunziare alla patria che di essere spettatore ozioso e impotente de’ suoi infortuni.