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le dialettiche dalle sofistiche, nell’essere piú o meno affezionate teoricamente a questo o quel modo di signoria. La forma estrinseca del governo, essendo cosa in gran parte secondaria, non può dar luogo a un divario sostanziale tra le fazioni. Siccome i puritani si rendono riprensibili non mica parteggiando pel governo di molti, ma facendolo fuor di luogo e tempo, cosí i conservatori sono degni di lode, non giá come amatori del principato costituzionale, ma in quanto lo promuovono e lo difendono opportunamente. Il che tanto è vero che, variando la stagione e la contrada, anche il bene ed il male relativo si diversifica; sicché quello che si affaceva alle condizioni passate potrá ripugnare a quelle dell’avvenire, e ciò che quadra, verbigrazia, all’Italia può disdirsi alla Francia. E in vero i conservatori francesi di oggidí, che mirano a rovesciare gli ordini vigenti, cadono nello stesso errore dei puritani nostrali negli anni addietro, e sono degni del titolo di «perturbatori» cospirando per la monarchia in Parigi, come lo meritarono coloro che la nimicavano nella penisola.

L’essenza delle divisioni politiche si vuol dunque cercare altrove, cioè nelle loro attinenze col realismo civile. Il quale è di due sorti: l’uno generico e l’altro specifico. «Generico» chiamo quello che appartiene a ogni luogo e tempo, e consiste nel riconoscere le idee e le cose, Iddio e la natura, che sono le due realtá supreme, e seguirne le leggi, antiponendo il razionale all’arbitrario, il naturale al fattizio, il principale all’accessorio; pigliando per guida non mica il senso volgare o il comune ma il senso retto, e però sfuggendo a piú potere quelle false dottrine che si fondano nell’apparenza anzi che nella sostanza degli esseri e delle relazioni che corron fra loro. Il realismo specifico è l’applicazione dell’altro alle condizioni particolari di un tempo e di un paese determinato; e quello di oggi in ordine all’Europa culta versa principalmente nel dare un essere politico alle tre realtá naturali del pensiero, delle nazionalitá e della plebe. Ciò posto, io dico che le sètte dialettiche si differenziano dalle sofistiche in quanto le prime serbano alquanto del realismo e le seconde son nominali, benché il loro nominalismo non sia