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libro primo - capitolo settimo 187


A che riuscirono le racconciature e gl’impiastri posticci che dal quindici in poi ebbero luogo in varie parti di Europa, se non a convincere il poco senno degli operatori?

Ma se le rivoluzioni e instaurazioni legittime sono quelle che hanno un principio popolare ed intrinseco, come potevamo testé asserire che il principale movente degli Stati si dee cercare di fuori? Ho giá accennata di volo la soluzione di questo dubbio. La civiltá, avanzando di mano in mano, ha per effetto da un lato di svolgere l’autonomia dei vari popoli e dall’altro di rinforzare le loro relazioni e influenze scambievoli. E però ella accresce per un rispetto l’indipendenza e per l’altro la dipendenza loro. Ma perciocché l’azione legittima e proficua di una nazione verso l’altra (onde nasce essa dipendenza) non versa nell’intaccare la spontaneitá sua ma nel secondarla, perciò i due opposti indirizzi del moto civile non che distruggersi si aiutano a vicenda. Questa dottrina scuopre la fallacia dell’ultimo asserto dei democratici, che parmi a proposito di ricordare nel mio discorso. Imperocché, non contenti di rifare il proprio paese colle rivoluzioni violente e le riforme dittatorie, alcuni di loro vorrebbero cogli stessi ripieghi procacciare la felicitá degli altri. Ma in vece ne causano la miseria, come si vide nel secolo scorso, quando gli oltramontani tentarono di rivolgere e ridurre a Stato di popolo la nostra povera Italia, destinata a essere continuo ludibrio di rivoluzioni effimere e di precari ristoramenti, e anche testé promossa dagli uni a intempestiva repubblica e ritirata dagli altri al rancido dominio dei preti. I piú rispettivi di tali politici cosmopoliti, se non ricorrono alle armi, adoperano in vece un apostolato (che chiamano «propaganda») poco dissimile dalla coazione. Imperocché offende l’autonomia di un popolo non pure chi vuol rimpastarlo a suo modo colla forza, ma ancora chi vuol mutare colle arti e colle lusinghe le sue inclinazioni e movenze naturali, instillandogli idee e suggerendogli instituzioni che non gli si affanno, o perché contrarie al suo genio o perché non ancora proporzionate al suo corso civile, e infiammano a tal effetto le inesperte immaginazioni dei giovani ardenti e le vane speranze dei fuorusciti. Questa falsa