Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/185


libro primo - capitolo settimo 179


riforme fanno successivamente; onde pochi mesi e anche giorni di rivoluzione equivalgono ad anni o lustri e talvolta eziandio a secoli. Ora il progresso troppo accelerato, ripugnando a natura ed essendo quasi un’usurpazione dell’avvenire, è seguito dal regresso; tanto che, ragguagliata ogni cosa, come la lentezza delle riforme è guadagno, cosí la furia delle rivoluzioni è scapito di opera e di tempo. La celeritá e l’impeto partoriscono facilmente l’eccesso e però il disordine, in guisa che, a contrappelo delle riforme, la pugna dei diversi e degli oppositi nelle rivoluzioni è sofistica e non dialettica. Eccovi che nel forte delle tempeste civili le opinioni immoderate prevalgono e tengono il campo; e siccome la mediocritá e la moderazione vanno a ritroso l’una dell’altra, gli spiriti mezzani sormontano nel bollore delle rivolte. Cosí il predominio degl’inetti e dei mediocri, che è una delle cause principali da cui nascono le rivoluzioni, riapparisce nel loro corso; ed è naturale, perché l’ingegno è l’atto della societá, come il governo ne è la forma. Nel subito rivolgimento degli ordini sociali gli uomini si traslocano non men delle cose: chi alto sedeva è depresso e gli umili vengono esaltati1; ma nello scompiglio universale l'ingegno che sorvolò un istante suol tornare al fondo, e spesso è vittima del proprio ardimento. I grandi intelletti cominciano talvolta le rivoluzioni, i mediocri le spingono al colmo, i sommi le chiudono. Cosí nelle due prime rivoluzioni d’Inghilterra e di Francia gli estremi furono grandi, il mezzo volgare; e dal Mirabeau o dall’Hampden déi trascorrere la turba degl’indipendenti e dei giacobini per arrivare al Protettore e al Buonaparte. Questa vicenda tumultuaria delle idee, delle cose e degli uomini viene accennata dalla stessa voce di «rivoluzione», contrapposta a quella di «evoluzione» o «esplicazione» che conviene alle riforme, perché l'una suona il ritorno alle potenze gregge e primigenie, come l’altra indica il loro attuarsi successivamente. Cosicché ogni rivoluzione sí civile che naturale è un ricorso allo stato primitivo

  1. «Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles. Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes» (Luc., i, 52, 53).