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perfetto; il che procede dall’intima natura dello stato cosmico. Imperocché, se non altro, le proprietá finite, tenendo dell’essere e del nulla, si escludono a vicenda nell’atto loro; onde ogni bene particolare, essendo affermativo di se medesimo, è negativo di un altro bene. «Si trova questo — dice il Machiavelli — nell’ordine delle cose: che mai si cerca fuggire uno inconveniente, che non s’incorra in un altro; ma la prudenza consiste in saper conoscere le qualitá degl’inconvenienti e prendere il manco tristo per buono»1. E questo accade principalmente nel corpo misto e moltiplice della societá umana, in cui per virtú del concorso si adunano e crescono le imperfezioni degl’individui.

Ma se i governi non hanno mai una bontá assoluta, possono però sortirne una relativa; tanto che nella pratica le varie fogge di polizia sono piú o meno buone secondo che hanno maggiore o minor convenienza col tempo, col luogo e colle popolazioni. Imprima un governo fa cattiva prova se non è proporzionato all’etá del popolo che se lo appropria e della cultura considerata universalmente. Ogni popolo corre per etá diverse, né può avere, immaturo, quel modo di essere che gli si addice quando è giunto ad etá provetta. Il Segretario fiorentino avverte che Roma antica perdette la libertá perché, col dilatarsi del dominio e il corrompersi dei costumi, le leggi e non gli ordini si mutarono2. Per la stessa ragione questi vogliono accomodarsi al periodo corrente della civiltá in universale; onde quegli ordinamenti che si affacevano ai popoli antichi non convengono per lo piú ai moderni, atteso che le due epoche sono differentissime. Forse un giorno saranno opportune certe spezie di governo che oggi possiamo appena immaginare, come troppo disformi dalle nostre usanze. Perciò erravano quei politici dell’etá scorsa che promoveano l’imitazione servile degli ordini antichi della Grecia e di Roma; e Crescenzio, Arnaldo, Cola, il Porcari, il Burlamacchi, che tentarono di rinnovarli. Quasi che un popolo non

  1. Princ., 21. «In tutte le cose umane si vede questo, chi le esaminerá bene: che non si può mai cancellare uno inconveniente, che non ne surga un altro...; perché tutto netto, tutto senza sospetto, non si trova mai» (Id., Disc., i, 6).
  2. Disc., i, 18.