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la potestá legislatrice non è autorevole se non si accomoda alla ragione. Non occorre aggiungere che se la ragione sola può dar forza di legge alla volontá generale, le dottrine dei democratici intorno al voto universale e all’esercizio del diritto ingenito ai popoli di ordinarsi, riscuotersi, mutar forma di reggimento e simili (come quelle che nascono dal soprascritto principio e ne sono altrettante applicazioni speciali) non sono vere se non in quanto loro si aggiusta il detto temperamento.

La ragione rivela agli uomini le idee e le cose, dal cui concorso procede l’ordine immutabile delle sussistenze. Le idee hanno un’immutabilitá assoluta e le cose finite ne posseggono una relativa, in quanto mantengono lo stesso tenore nella presente costituzione del mondo, ovvero nol mutano che per gradi e giusta le leggi della vita cosmica. All’ordine delle idee appartengono la moralitá e la giustizia, che sono per natura assolute ed eterne. A quello delle cose create si riferiscono le condizioni naturali dei popoli, quali sono la stirpe, la favella, la storia e la sedia loro. Dall’intreccio di tali due ordini scaturiscono la nazionalitá, l’autonomia, l’unitá, la libertá, la potenza e insomma la civiltá degli Stati; le quali tutte cose tengono del materiale e dell’immateriale insieme e, avendo una radice fissa, si svolgono, si ampliano, si perfezionano di mano in mano, e però si differenziano nell’atto loro giusta i secoli e i paesi. Cosí un popolo non può esser uno, libero, autonomo egualmente in tutti i periodi della sua vita; non può avere lo stesso grado di ricchezza, di forza, di cultura, di paritá nelle classi, di celeritá nel progresso, di perfezione negl’instituti, quando è fanciullo o giovane, che quando è pervenuto a stato di maturezza; e la storia ne insegna che la forma nazionale non è il frutto primaticcio della vita civile. Laonde se la moralitá e la giustizia obbligano universalmente senza divario di etá e di sito, rispetto agli altri beni la perfezione risiede nell’averne quella maggior somma che si conforma alla capacitá presente di acquistarli e di ritenerli.

La volontá generale vuole adunque essere subordinata al sovrano imperio e alla necessitá ineluttabile delle idee e delle cose, e se nasce conflitto tra l’una e l’altra, l’arbitrio dee cedere