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libro primo - capitolo sesto 137


vigilanza fosse conforme ai canoni dei conservatori. «Cessiamo dallo spinger l’occhio oltre i nostri confini: concentriamoci in vece in noi stessi e pensiamo prima di ogni altra cosa a rimettere le nostre finanze»1. Il sapiente consiglio dovette esser seguito, poiché gli apparecchi austriaci e le disdette dei ministri inglesi giunsero testé improvvise e atterrirono i governanti, i quali erano stati per due anni colle mani a cintola, come se l’Europa fosse nella pace a gola e i tempi correnti somigliassero a quelli degli arcavoli.

I conservatori, governandosi colle massime della vecchia politica, non si accorgono che i tempi sono a maraviglia mutati e che oggi è follia ciò che una volta era saviezza. Nei popoli divisi la vita segregata può stare e anche conciliarsi con una certa prosperitá, finché la coltura è poca, il senso della patria assopito e dorme la coscienza della persona e unitá nazionale. Ma come prima l’idea di questa si affaccia e cresce la gentilezza, se chi amministra lo Stato s’impunta a voler perpetuare il segregamento, sorge tosto una parte nazionale che acquista ciò che quegli perde; la quale, rendendosi interprete di un istinto comune, non è veramente parte né setta, ma la nazione medesima che differisce dalla sètta e dalle parti come l’universale dal particolare. La civiltá è per natura espansiva e nasce dall’ingegno che è la vena creatrice, laonde i governi veramente culti inclinano ad ampliare il giro della loro azione. E quanto lo Stato è piccolo per difetto d’integritá nazionale, tanto è lungi che la ristrettezza lo ritiri dall’estrinsecarsi; ché anzi ne accresce il bisogno, sia perché ogni essere tende ad acquistare il suo assetto naturale, e perché i minori diritti e anco gl’interessi schiettamente materiali, come i commerci e gli opifici (in cui consiste tanta parte della vita odierna), non sono sicuri e durevoli se l’autonomia nazionale non li protegge. E in vero quando un paese manca di questa è piú passivo che attivo: riceve e non porge le impressioni e le influenze; non ha che un uso scarso e imperfetto delle proprie forze; può esser libero in apparenza,

  1. Il Risorgimento, 11 maggio 1850.