Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/131


libro primo - capitolo sesto 125


ci dee essere l’equivalente. Se l’autor del decalogo non credette possibile il diradicare la cupiditá delle altrui fortune senza mettere ostacolo alla troppa disparitá loro, vogliam credere che i moralisti e i legislatori odierni sieno piú potenti o piú fortunati? Né alla teocrazia si dee ascrivere la convenienza della legge che impediva il soverchio disguaglio degli averi, ma sí bene al sito, ai costumi, al genio del popolo, alle condizioni della civiltá che correva in quei tempi, la quale rendeva opportuno un instituto che sarebbe impossibile al dí d’oggi, ed è conghiettura probabile di Giovanni Michaelis che anche allora poco si praticasse. Ma se i mezzi variano e debbono variare, il dovere e lo scopo del legislatore è sempre lo stesso. Oggi come allora il leggista non può promettersi che i popoli rinunzino ai desidèri immoderati, se non si studia al possibile di provvedere alle necessitá, non mica colle fole dei comunisti né cogli statuti di Moisè e di Licurgo, ma coi mezzi piú acconci all’etá in cui siamo. Oggi come in antico è cosa assurda il ricordare agli affamati il loro debito, se la legge non ristringe la voragine degli epuloni. Chi fa l’uno senza l’altro, predica al deserto e richiede dai deboli una virtú eroica. La caritá evangelica negli ordini privati è un comunismo pacifico, libero, spontaneo1; la giustizia cristiana negli ordini pubblici non può esser altro che un equo e naturale indirizzo nel partimento delle ricchezze. Perciò se le riforme economiche atte a scorgere tale indirizzo si vogliono chiamar «sociali», essendo ridicolo il litigare dei nomi, conchiuderemo che a questo ragguaglio il socialismo è l'unico riparo dal comunismo politico e il giubbileo cristiano della plebe moderna2.

  1. «Parea a frate Ginepro queste cose temporali essere nulla, se non in quanto sono caritativamente comunicate col prossimo» (Fioretti di san Francesco, Verona, 1822, p. 141).
  2. «Qu’il soit bien entendu d’abord que nous ne voulons point improuver ici le socialisme vèritable, si l’on veut donner ce nom à cette tendance généreuse qui pousse quelques hommes d’un zèle pur et désintéressé à chercher l’amélioration de la société dans ses institutions, dans ses lois, dans ses moeurs, dans le bien-être de tous et particulièrement des classes laborieuses: tendance chrétienne et louable, digne de nos encouragements, quand ne se réduisant pas à des systèmes et á des phrases,