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libro primo - capitolo sesto 117


processo di tempo a diventar pubblico e comune; e quello che era soltanto debito morale, caritá, beneficenza, dee trapassare per quanto è possibile in ragion politica, giustizia e civiltá. L’economia pratica che oggi regna essendo adunque in disaccordo col bene del maggior numero e colle leggi dell’evangelio, e la plebe essendo consapevole di questa contraddizione, riconosciuta in cuor loro da quei medesimi a cui profitta e abborrita dai generosi, il desiderio di nuovi ordini terrá l’Europa in tempesta finché non sia appagato nei termini ragionevoli.

I conservatori, per isbandire le utopie dannose che si spacciano in questa materia, s’ingegnano di mantenere e perpetuare il male che ne è l’origine. Sapienza simile a quella dei governi assoluti che, ricusando di temperare il proprio potere, non che fermare il torrente democratico lo resero insuperabile. Medesimamente chi ripugna alle riforme prepara e necessita le rivoluzioni economiche: chi non consente a spropriarsi dei privilegi corre il pericolo di veder manomessi i diritti, e per cansare un ordine nuovo e spiacevole apre il varco a disordini infiniti. Dico «spiacevole» perché non si può provvedere al bene dei molti senza qualche perdita dal canto dei pochi, e le rinunzie anche menome non gustano alla cupidigia. Cosicché l’egoismo di certe classi è il principale, anzi l’unico nemico delle riforme di cui ragiono. Se non che il diffalco dee recarsi a guadagno quando è largamente ristorato dagli effetti; e la generositá nel nostro caso, riducendosi a un giusto computo dei propri interessi, dovrebbe nascere dalla filautia medesima, se questa fosse oculata dell’avvenire. Imperocché il bene sovrano del vivere sociale è la sicurezza, che non si accorda col timore incessante di rivoluzioni agrarie e sanguinose; il quale, incagliando i traffichi e gli artifizi, nuoce da un lato all’opulenza anche dei pochi, assai piú che non le giova il resistere ai cambiamenti opportuni.

Ma l’egoismo è cieco, ostinato, e né le ragioni né l’esperienza vagliono a farlo rinsavire e ricredere. Pareva in sulle prime che la rivoluzione francese del quarantotto dovesse aprir gli occhi ai conservatori, dove che non fece altro che aggiunger loro una benda. Benché abbiano toccato con mano che né l’arte