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libro primo - capitolo quinto 107


realismo politico; a cui si oppone il nominalismo, che, trascurando le necessitá reali e studiando invano di soffocare insino al desiderio, sostituisce loro astrazioni vane o promesse assurde. Chiamo «promesse assurde» quelle che mirano a suscitare bisogni fattizi e che non possono adempiersi secondo le leggi immutabili delle cose, e «astrazioni vane» quelle che non esprimono una realtá ma certi idoli fantastici, i quali traggono il loro prestigio dall’ignoranza e dall’opinione.

Tre sono i bisogni principali dell’etá nostra, cioè il predominio del pensiero, l’autonomia delle nazioni e il riscatto della plebe, che è quanto dire del maggior numero. Il primo e l’ultimo di questi beni si riferiscono ai due estremi della societá (tenendosi dall’ingegno il sommo e dalla rozza plebe l’infimo grado), e si rannodano insieme per opera del secondo nell’unitá del popolo e nella persona o vogliam dire individuitá nazionale. Ora questo triplice bisogno del nostro vivere politico, non che essere soddisfatto, fu sempre crudelmente deluso negli Stati eziandio piú culti e liberi di Europa; e come incominciò a farsi vivo ed urgente presso a poco col secolo, cosí i capitoli del quindici furono sovrattutto ordinati a impedirne l’adempimento. Imperocché la pratica governativa che venne non mica introdotta (essendo assai piú antica) ma avvalorata da quel patto, ha per supremo intento di escludere l’ingegno dall’indirizzo delle cose coi privilegi della nascita o del censo, di smembrar le nazioni coll’aggregamento e la separazione arbitraria dei territori, e di opprimere la plebe col monopolio delle cariche, degli utili e degli onori civili. Quindi, come ogni bisogno veemente e non pago è un fomite incessante di mutazioni, nasce lo stato incerto e torbido di Europa. La quale fu prima agitata da rivoluzioni politiche, che miravano all’acquisto dei due primi beni; ed è ora minacciata dalle economiche, che aspirano al conseguimento dell’ultimo, qual fu la mossa francese del quarantotto, che riassunse il carattere dei rivolgimenti passati e antivenne quelli degli avvenire. La politica dei nominali è dunque rivoltosa per natura, poiché tende a perpetuare le rivoluzioni e rendere impossibile la quiete europea. Ché se la sua radice principale è