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24 LA GERUSALEMME

LXVIII.


     Sovra una lieve saettía, tragitto
Vuo’ che tu faccia nella Greca terra.
Ivi giunger dovea (così m’ha scritto
540Chi mai per uso in avvisar non erra)
Un giovine regal, d’animo invitto,
Ch’a farsi vien nostro compagno in guerra:
Prence è de’ Dani, e mena un grande stuolo
544Sin dai paesi sottoposti al polo.

LXIX.


     Ma perchè ’l Greco Imperator fallace
Seco forse userà le solite arti,
Per far ch’o torni indietro, o ’l corso audace
548Torca in altre da noi lontane parti;
Tu, nunzio mio, tu, consiglier verace,
In mio nome il disponi a ciò che parti
Nostro e suo bene: e dì che tosto vegna;
552Chè di lui fora ogni tardanza indegna.

LXX.


     Non venir seco tu; ma resta appresso
Al Re de’ Greci a procurar l’ajuto;
Che già più d’una volta a noi promesso,
556È per ragion di patto anco dovuto.
Così parla, e l’informa; e poichè ’l messo
Le lettre ha di credenza, e di saluto;
Toglie, affrettando il suo partir, congedo:
560E tregua fa co’ suoi pensier Goffredo.