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416 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO tratto fatto coll’acquisto del biglietto, vale a dire alla nuova esecuzione dello spettacolo di quella sera, coi danni ed interessi di cui lasciava l’apprezzamento al Tribunale. Il giornale da cui togliamo la notizia dice che la giurisprudenza del Tribunale della Senna è conforme a quest’ultima massima. Il Guide Musical di Bruxelles, avendo posto al concorso tre Melodie e tre Arie da ballo, ricevette la bagattella di 175 manoscritti per il primo concorso, e di 141 pel secondo. La Commissione esaminatrice suda sangue.

  • A Parigi nei passati giorni, in un concerto dato a Saint-Quintin si fè

udire con gran successo un violinista negro di molto talento. Si chiama Claudio Brindis. I nostri lettori furono informati d’un - Idolo Cinese - nuova opera che doveva essere messa al mondo da cinque maestri, coll’aiuto degli impresari Gherardi e Coccetti, sulle scene del teatro Goldoni. I due impresari ora non ne vogliono sapere, ed i cinque maestri che sono i signori Dechamps, Bacchini, Felici, Gialdini e Tacchinardi hanno in solido chiamato innanzi ai 1 ribunali i detti impresarii.

  • Troviamo nell’Espana Musical una sfida che non ei lascia dormire i

nostri sonni tranquilli. Quella Rédaction giustamente indignata (sic) per 1 accoglienza che ebbe a Bologna la prima rappresentazione del Tannhauser, sfida i disgraziati redattori dei periodici: Gazzetta Musicale di Milano, Gazzetta di Treviso, Y Opinione, Dietro le Scene, ecc., ecc., a citare un solo degli errori che essi trovano nello spartito di Wagner, proponendosi di ribattere ad uno ad uno i loro argomenti, figli certo di un amor proprio esagerato e così di seguito. Che rispondere? Il redattore di questa Gazzetta non ha udito una n.ta di Tannhauser a Bologna, e non ne ha scritto una sillaba di critica. Il nostro corrispondente, il quale del resto si è astenuto dagli apprezzamenti sul merito della musica, limitandosi a segnalare l’accoglienza, sarebbe imbarazzato a citare ad uno ad uno gli errori di quello spartito. Se vi sono errori nel Tannhauser, non può esservene che uno: il Tannhauser. Diciamo questo per non entrare in merito e per provare al nostro confratello spagnuolo che da noi chi accusa Wagner per il genere del suo melodramma non gli disconosce la scienza e l’ingegno. Del resto, ripetiamo, la sfida non tocca noi, nè probabi’mente nessuno dei giornali che la battagliera Espana Musical invita a scendere nel terreno. Perchè non se la piglia col pubblico di Bologna? Nell’articolo Giovanni Biffi, pubblicato nello scorso numero della Rivista Minima - sono incorsi quattro errori: Pag.377 - «con quella energia di valore - leggasi energia di volere. — Pag. 378, colonna 2.a - quel poeta ei parlava un satirico linguaggio - leggasi fatidico linguaggio. — Pag. 379, colonna 2.a - la più breve nota di codardia - leggasi: «la più lieve nota di codardia.» pag. 380, colonna 2, «di assestarsi in una esistenza poco agiata» leggasi * più agiata». Ghislanzoni ei scrive che gli si drizzano i capelli sulla fronte! CORRISPONDENZE TOItUSTO, 5 dicembre. La compagnia Grégoire al Carignano — H Boscaiuolo di Flotow allo Scribe Ruy-Blas al Vittorio — Astussie d’Margrittin del maestro Dalbesio al Rossini — Vatel del maestro Bercanovich al Circolo degli Artisti— Sinfonia del maestro Rossori al quarto Concerto popolare. Scrissi tempo fa che l’atmosfera musicale di questa nostra bella città era gravida d’avvenimenti; oggi ho il piacere di constatare che non ei furono aborti, che i neonati si portano quasi tutti bene e che la salute dell’augusta puerpera trovasi in condizioni eccellentissime. Non mai quindicina fu così fertile di novità come quella trascorsa dalla data dell’ultima mia corrispondenza, imperocché abbiamo avuto nientemeno che cinque melodrammi ed una sinfonia alla classica, eseguita al quarto gran concerto ed una fortunatissima riproduzione d’altre sinfonie e dell’opera Ruy-Blas. Al Carignano la compagnia francese Grégoire ha dato due delle ultime opere buffe di Offenbach, l’una intitolata La Princesse de Trébisonde, l’altra Boule de Neige, lavori in cui manca il senso comune, ma che e colla musica e colle parole e colle scene fanno ridere, e chi ride si diverte, e chi si diverte assai difficilmente si occupa del modo. Offenbach, che conosce i suoi polli, o meglio ancora i suoi galli, poiché generalmente le sue operette buffonesche sono scritte per Parigi, non bada tanto pel sottile nella scelta dei motivi e quel che viene, viene: ma ha l’arte di renderli originali colle sue trovate comiche, coi suoi scherzi di voce, coi gesti, colle grida, e con tutti quegli altri ingredienti di giochi di parole, di sorprese sceniche ed orchestrali e di parodie melodiche per cui tiene continuamente viva l’attenzione e provoca la più esilarante ilarità, aiutato s’intende da tutti gli artisti che sanno mascherarsi e non isdegnano di fare delle vere pagliacciate. Allo Scribe, Il Boscajuolo di Flotow, opera nuova per noi, sebbene vecchia per sè stessa, fruttò applausi e chiamate alla brava Pernini, nella sua cavatina, al Minetti ed al Cujas, nelle loro romanze, due gioielli melodici. Al Vittorio è tornato in scena il Ruy-Blas di Marchetti e vi ha ottenuto felice successo a merito anche della signora Caruzzi-Bedogni, che si è fatta molto applaudire e sola e col tenore Dalpasso nel duetto d’amore, la signorina Preda, quasi esordiente, sotto le spoglie di Casilda ha dovuto ripetere la sua ballata: del resto al Lalloni non conviene la parte di D. Cesare, come al Cesari quella di D. Giuntano, ma il pubblico si contenta, e chi si contenta gode e con questo spartito l’impresa Marchelli termina anche sta volta i suoi impegni colla generale soddisfazione. Le novità veramente nuove e nostre hanno cominciato al Rossini con l’operetta in dialetto Le astussie d’MargriUn, libretto del com.re avv. Luigi Rocca, musica appositamente scritta dal maestro cav. Dalbesio per la compagnia Milone e Ferrerò. lavoro in complesso riescito assai bene e perciò accolto con moltissimo favore e già per undici volte replicato. Tolto lo stile, che talvolta pecca di serietà, la musica del Dalbesio è abbastanza facile, scorrevole, melodica e vi hanno delle trovate comiche alla Offenbach, che non mancano di fare l’effetto desiderato: il coro d’introduzione ed una canzonetta detta assai bene dalla Renaud hanno avuto l’onore della replica, ma il pezzo migliore è il terzetto detto del zin zin, originale di concetto e di forme. L’operetta è in due atti, è diretta dall’autore stesso, ed è assai bene interpretata anche dalla Milone, dal Cherasco e dal Milone, che supplisce colla vis comica alla sua assoluta deficienza di voce. Poi abbiamo avuto l’operetta Valel per inaugurazione dei trattenimenti scenici presso il Circolo degli Artisti: il libretto è del compianto maestro Bercanovich, la musica è di suo figlio, il cav. Gualardo: interpreti ne sono la signorina Merlo, il signor Avigdor, protagonista, e i signori Rolando, Besia e Contone, con cori e orchestra diretta dall’autore e formata pure da filarmonici del Circolo stesso. Trattandosi di scene private naturalmente la critica è fuori di luogo, ma ei sarà lecito di affermare che alla seconda rappresentazione sono stati replicati due pezzi, e che quantunque il libretto sia troppo serio, il giovine maestro Bercanovich con una cura speciale alla forma, colla buona disposizione delle voci nei pezzi concertati e con qualche felice atto di melodie ha meritato le dimostrazioni di cui cogli interpreti è stato più volte T oggetto durante l’operetta e dopo calato il sipario. Viene per ultimo la sinfonia alla classica del maestro cav. Carlo Rossaro, dedicata alla Società dei Concerti Popolari ed eseguita appunto al quarto che ha avuto luogo domenica scorsa alle ore 4 pom.: come al solito nel vasto recinto del teatro Vittorio, gremito di spettatori. Questo primo lavoro istromentale del Rossaro lo rivela scrittore di polso, rotto ad ogni musicale disciplina, studioso degli autori più insigni e specialmente dei moderni germanici, profondo conoscitore dell’orchestra e de’ suoi effetti, quantunque fra noi manchi assolutamente il modo di poterla esperire: la prima parte è bellissima, sia per idee melodiche, sia per concetti fonetici, sia per condotta, sia per lo stile generale grandioso ed imponente; nella seconda c’è qualche lungheria, irrequietezza di tono e di movimenti, ma la chiusa è abbastanza buona e l’autore ha avuto tre chiamate al proscenio fra le più vive dimostrazioni. Per terminare il mio compito devo aggiungere che la sinfonia di Nicolai nelle Allegre comari di Windsor e quella del Reggente di Mercadante sono state ripetute: che quella di Beethoven per la tragedia Coriolano e quella di Meyerbeer nell’opera Stella del Nord, hanno fatto vivissima impressione; che finalmente L" invitation à la valse, fantasia per pianoforte di Weber, istrumentata da Berlioz ha piaciuto assaissimo e che il Pedrotti e la valentissima orchestra sono stati in ogni pezzo vivissimamente acclamati. £. ^4. TÇAPOLI, li dicembre Ancora del Don Carlo — Concerto di Costantino Palumbo — Uno sguardo innanzi. Il Don Carlo si è già rappresentato sei volte con sempre crescente buon successo. Si chiede ogni sera la replica della canzone del velo, e delle famose otto battute. Sabato scorso poi oltre questi due brani, si ridimandò pure l’esecuzione dello stupendo terzetto: trema per le. Per rendere accette al nostro pubblico le opere che per forma e per idee dipartonsi dalle vecchie abitudini, il miglior partito è la perseveranza. Per grande che sia l’opposizione sistematica fatta da lodatori di tempi che furono alle ultime opere dell’illustre maestro Verdi, mai non potrassi conseguire scopo alcuno. La Forza del Destino, il Don Carlo, TAz4a regneranno e in Italia e fuori, fin che saravvi un teatro indipendente.