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180 GAZZETTA. MUSICALE DI MILANO nomamente; il Ciampi, le cui licenze non piacciono troppo e infine il Bettini, che diviene ogni giorno più il favorito l’uditorio fashionable del Covent Garden. Questa sera si fa il Trovatore colla Patti; e come potete dere la vasta sala riboccherà di spettatori - attratti non delere- solo dalla Diva, ma dalla musica divina e più popolare che mai di quel capolavoro Verdiano. L’Albani - questa diva, alla quale sembra riservato un grande avvenire, comparirà domani sera nel Rigoletlo; e mi si dice che certo uscirà trionfante dalla difficile prova, nella quale s’è messa. Avremo quindi ripetizioni del Don Giovanni, dell’Africana e del Fra Diavolo giovedì, venerdì e sabato. Al teatro di Drury Lane colla seconda rappresentazione della Lucia è stato confermato solennemente il successo del nuovo tenore Campanini. E possibile che i suoi ammiratori in Italia abbiano qualche cosa a suggerire ai loro colleglli inglesi; ma quello ch’è certo è che questi sono in gran numero, e il loro entusiasmo ha ogni apparenza di sincerità. Lord Dudley se ne é innamorato, e l’ha preso sotto la sua protezione. Tanta è la popolarità del Campanini, che quel gran giornale, che è il Graphich, ha risoluto darne il ritratto, e lo vedrete in uno dei prossimi numeri accanto a quello del Bettini. Le opere della settimana sono per questa sera la Sonnambula; per domani Lucrezia Borgia; per giovedì nuovamente la Lucia, e per sabato la Semiramide. Non è punto un canard, dice T Atheneum, la notizia che la Titiens ha rifiutato l’egregia somma di steriini 4800 per cantare 24 pezzi in 12 giorni al gran festival di Boston. Una offerta consimile è stata fatta e rifiutata dalla Trebelli-Bettini. u. 3i BERLINO, 17 Maggio. La compagnia italiana dell’impresario Pollini — Trovatore, Rigoletto e Traviata — Concerti col concorso degli artisti italiani — Il nuovo ballo Militarla del coreografo Taglioni. I nuvoloni si sono diradati, cedendo il campo al bellissimo tempo. Il cielo azzurro e il calore napoletano, un vero tempo da Pentecoste, mi ricordano la promessa fattavi riguardo all’arte serena italiana ed alla rappresentazione dei tre capilavori del primo maestro vivente italiano, del creatore Aida, per la compagnia Pollini col concorso della bravissima Desiderata ArtòtPadilla. Il Trovatore, la prediletta di tutte le sue opere fra noi, venne eseguito con quel brio e slancio, e con quella tenerezza e dolcezza che di solito s’incontrano sufficientemente negli artisti italiani, in special modo se sono interpreti dell’arte nazionale. La protagonista non aveva cantata questa parte felice della Leonora da molf anni, allora nel Victoria-Theater in compagnia del Carrion, della Grossi e d’altre celebrità, e possiamo dire, che non mai abbiamo inteso eseguita questa parte con tanta finezza, con tant’ingegno come dalla Artòt; e notate che la Lucca e la Mallinger, nonché la Voggenhuber non sono certo meschine interpreti della parte di Leonora. Per menzionar lo squisitissimo fra lo squisito, vi parlerò dell’aria prima (la bem.) della cavatina nell’atto quarto (fa min.) in cui ei mostrò l’opulenza e l’abilità straordinaria della voce aggiungendovi intelligenza profonda dell’arte drammatica. La parte di Azucena fu eseguita dalla signora Stella Bonheur, artista di molto merito, ma forse un po’troppo accesa dal fuoco drammatico; perciò il pubblico rimase molto tranquillo verso di lei, mentre non si saziava di prodigare applausi alla Artòt. Direi che non fu giusto questo compenso, perchè la Bonheur ha voce di contralto pura, di timbro bellissimo che sarebbe qualcosa di straordinario se studiasse a disawezzarsi dal forzare la voce. Un Manrico eccellente ed un conte di Luna non meno lodevole furono il Marini ed il Padilla. Vi dissi già altra volta che tali tenori sembrano da noi come «il bianco cavallo del deserto o la serpe del mare,» e questo fatto è dovuto ai maestri della grand’opera., ma non, come credereste, solamente al Wagner. Questi sa sempre serbar la voce umana nella sua volubilità naturale. Dico naturalmente dell uso dell’estensione vocale, non volendo negare in niun modo gli altri difetti suoi, comuni ad ogni compositore-riformatore. Il Do acuto nell’aria dell’atto terzo fu accolto con tali applausi che ne tremò il teatro. Padilla canta benissimo ed è attore brillante, nondimeno non posso compararlo in questa parte col nostro inarrivabile Betz, perchè non ne possiede la robustezza e la forza, e perchè trascura per il suo sentimento soprabbondante la vera misura ritmica. Seguirono poi il Rigoletto e la Traviata, non eseguite con simile perfezione artistica, ma sempre con teatro affollato. L’Aglàia Orgéni dell’opera di Hannover fu chiamata per rappresentar la Gilda, in vece l’Artòt fece la parte di Maddalena. L’Orgéni appartiene alle distinte prime cantatrici per il colorito, pure non sa dare vita agli studi suoi artistici non ricercando che la sola formazione eufonica dei suoni e dimenticando cosi il vero effetto drammatico e teatrale. Per esempio nei pezzi d’insieme non cura che di farsi udire, invece di subordinarsi all’insieme. La Maddalena dell’Artòt fu una delle migliori sue prove, mostrò che possa divenir questa piccola parte se è cantata con talento; principalmente riusci benissimo nel quartetto famoso Cantò poi, come nel Barbiere, la Mandolinata di Paladilhe, pezzo che non è di mio gusto, ma che sulle sue labbra mi parve più bello. Massima lode al Marini nella parte del Duca, sebbene la voce sua non si adatti specialmente per quello stile leggiero. Benissimo il Rigoletto del Padilla, egli dà alla figura del buffone un ardore meridionale e una impronta caratteristica tutta sua. Il Bossi nella parte di Sparafucile mostrò un talento eminente. La meno riuscita sebbene buona rappresentazione, fu quella della Traviata, chiamata da un partigiano frenetico del Wagner il Lohengrin Italiano; solamente l’Artòt si mostrò all’altezza della sua fama e del suo merito, specialmente nelle due grandi scene; il Marini ed il Padilla, sia per indisposizione, sia per troppa fatica non produssero nulla di straordinario; il Marini, per altro, cantò molto lodevolmente. Noto con piacere che, espressamente per approfittare della buona occasione degli ospiti italiani, furono preparati parecchi concerti di corte, in cui presero parte con onore i bravi artisti. In seguito di questo concorso i programmi dei concerti non contennero per lo più che i nomi di maestri italiani; eccone un esempio: Primo concerto: 1. Quartetto dei Puritani, di Bellini: 2. (a) Repondez-moi, da M.me de Rothschild (ù). La fleur des alpes, da Wekerlin (l’Artòt): 3. Non marnava, di Guercia (Padilla): 4. Duetto della Cenerentola, di Rossini: 5. Duetto del Don Pasquale, di Donizetti-: 6. Tarantella, di Rossini (Rossi)7. (a) La Paloma: (ù) La Ninna que està al balcon, d’Yradier: 8. Quartetto del Don Pasquale. Secondo (oltre ripetizioni del primo). 1. Terzetto del Belisario, di Donizetti: 2. Duetto delTItaliana in Algeri, di Rossini: 3. Dilettino della Favorita, di Donizetti: 4. Non più n’andrai, di Mozart. Terzo (oltre ripetizioni): 1. Terzetto Aitila, di Verdi: 2. (a) Myrto di Léo Délibes, (ò) La Islena, di Paladilhe: 3. Il Souvenir, di Campana: 4. Villanella nella Maria Stuarda, di Niedermeyer: 5. La gioia, del futuro, di Giuglini: 6. Aria della Cenerentola,’. 7. Terzetto AeV Italiana in Algeri: 8. Mandolinata, di Paladilhe. Le loro Maestà desideravano una pronta ripetizione delle rappresentazioni della compagnia italiana, ed il conte di Huelsen ha fatto un nuovo contratto coll’impresario Pollini per la prossima stagione. La terza nuova opera nella ventura stagione sarà X Amleto, di Ambrogio Thomas, in cui avranno le parti principali la Grossi (Ofelia) ed il Betz (Amleto). Il nuovo ballo patriottico, del coreografo Taglioni, Mililaria, ebbe un successo incredibile; vi contribuì naturalmente in massima parte la glorificazione dell’impero e dell’armata tedesca. Al finale ultimo Hertel (compositore della musica) non seppe che far di più colla musica strumentale, ed usò il canto «Die Wacht am Rhein» (La sentinella al Reno) ove tutti gli ulani (che non devon mai mancare) i dragoni ed i corazzieri fanno una gran parata al rombo dei cannoni. La prossima volta ve ne dirò di più. Baro.