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146 G A Z ZE T T A M U S I lievo di conservatorio, o tenerlo in conto d’un passatempo d’un dilettante mediocre. E vero die le parole furono poco divine, ma oltre che un compositore di talento avrebbe superato quegli impedimenti, l’autore mostra di non avere un’idea minima dello scriver per l’orchestra e meno per le voci, credendole violini o violoncelli. Maggior successo, ma non pari al vero suo merito, ebbe il Deuisches Requiem di G. Brahms, eseguito dal Caecilienverein col concorso della Berliner Sinfonie capelle sotto la direzione del bravo maestro Alessio Hollaender, nella Garnisonkirche; vi assistettero, oltre molte celebrità, l’imperatrice Augusta con parecchie principesse. Questo capolavoro è scritto nella maniera semi-sacra, i luoghi drammatici della missa prò defunctis sono così frequenti, che ricordano spesso il teatro, ciò che naturalmente è un’eresia pei critici severi. A me pare naturale che il compositore, a cui la traduzione delle parole vecchie latine nella lingua vivente del suo popolo concede più di forza nell’espressione e nella descrizione drammatica, adoperi a questa maniera. La gente credette d’udir una messa severa colle fughe doppie nella maniera del Bach e dello Haendel, invece ricevette delle riflessioni sulla vanità degli uomini e del mondo. Un vero fallo del lavoro è, che nella massima parte le parole scelte sono troppo didattiche, essendo cosi base infelice alla vera musica elevata, ma un maestro che ha fama e potenza, come Brahms, superò queste difficoltà e produsse un capolavoro. Fra i pezzi migliori citerò il terzo coro ricco di stupendi effetti, il lungo punto d’organo (basso d’org.) base a vere bellezze armoniche e contrapuntiche; il secondo tempo All’eri)a sembra la carne che ha un’istrumentazione grandiosa principalmente alle parole è disseccala l’erba, è appassito il fiore, e finalmente il coro non abbiamo un luogo di riposo. Speriamo un’altra esecuzione fra poco, e che sia convertita la folla degli increduli. Un altro nuovo oratorio, Giovanni Battista, di Rolbe non potè avere l’esecuzione determinata, perchè un membro dell’opera, nostra, avendo assunto la parte del basso, ebbe la sfrontatezza inaudita di far sapere due ore prima dell’esecuzione al compositore, che non aveva voglia di cantare in un lavoro mediocre. Naturalmente la gente che si era già collocata nell’atrio della Singakademie dovette andar a casa, l’esecuzione non ebbe luogo e le molte spese per l’orchestra, la sala, gli altri concorrenti, ecc., ecc., furono tutte vane. Quel basso chiamasi Behrens, è artista mediocrissimo, e tenne in nessun conto la pena ben meritata d’esser fatto segno a riprovazione da tutti i giornali berlinesi. Dicendovi che la Singakademie esegui nel modo solito, la grandiosa Passione di S. Matteo dell’insuperabile G. S. Bach, parmi di dirvene assai; voglio finire la mia rivista ecclesiastica menzionando un concerto magnifico dato nel Duomo regio dal bravo organista Dienei col concorso della Mallinger (la prima volta ch’essa cantò in chiesa fra noi) del Rehfeldt (violinista) dello Stahlknecht (violoncellista) e del Coro del Duomo. Era tanto affollata la grandiosa chiesa che il pubblico venuto in ritardo, dovette accontentarsi di prender posto sulle lastre del suolo, ma il godimento avuto gliene procacciò compenso. Il Dienei suonò con tecnica grande e con molta intelligenza musicale un preludio di Bach ed una sonata di Mendelssohn, lo Stahlknecht suonò col solito sentimento Tre giorni fa che Nina di Pergolese, il Rehfeldt accompagnò la Mallinger nell’aria Tu cuore gioioso rallegrali della Cantata di Pentecoste di G. S. Bach, e suonò con molta perfezione e purezza una sonata di Tartini. La Mallinger cantò con tale dolcezza e forza, come mai abbiamo inteso da lei; principalmente l’aria Se i miei sospiri dello Stradella eccitò un’impressione indescrivibile sul pubblico. Ripeto che il pubblico berlinese prova assai dolore pella partenza di questa valente artista, che fu veramente ornamento bellissimo della nostra vita musicale. L’ultimo concerto della Riunione di Rotzolt ebbe luogo in questi giorni col concorso dell’amabile figlia del direttore, signorina Antonia Rotzolt e del quartetto Spolir. Le novità nei cori a cappella erano: una canzonetta di Orlando di Lasso (1560) scritta nella maniera grandiosa di quel maestro, un Canto dei CALE DI MILANO marinai a 5 voci di Vierling, vero gioiello nella letteratura del canto a cappella ed una delle felicissime ispirazioni di quel maestro tedesco, non apprezzato quanto merita, un Canto di mattina di Grimm, di buon effetto, ma d’un colorito troppo- strumentale ed una serenata di Al. Hollaender, lavoro pregevole assai. Il coro di Rotzolt è l’unica riunione privata che coltiva il canto a cappella. La rara perfezione di questa società merita molta lode e principalmente il bravo maestro. Cantò la signorina Rotzolt un’aria di Mozart e due canzonette di Taubert e Hopffer, con molta purezza e perfezione, ma senza il vero sentimento artistico. Spohr suonò lo stupendo quartetto (la min.) di Schumann con una perfezione che provò di nuovo l’intelligenza e gli studi profondi di quei signori. Il quartetto, creato non molto prima del famoso quintetto (mi bem) dello stesso autore, mostra la stessa opulenza d’idee, la stessa perfezione nel trattar gli stromenti e la stessa sapienza nel contrappunto; è il migliore quartetto creato dopo Beethoven e Schubert. Un concerto curioso assai ei diede, pochi giorni sono, un compositore russo Leonida di Malaschkin nella Singakademie col concorso della Lehmann, cantatrice regia, delLHenschel, baritono, e della Berliner Symphoniecapelle. Il progamma non conteneva che composizioni d’autori russi: Glinka, Dargomirschky, Séroff (il Wagner russo) e Malaschkin, fra i quali il primo è il migliore, essendo stato (è già morto) allievo dall’ottimo contrappuntista S. W. Dehn da Berlino, e cosi collega di musicisti celebri quali Ant. Rubinstein, Federig. Riel, Bern. Scholz; ma con lui incomincia il decrescendo della potenza musicale russa. Un suo scherzo Kamarinskaja (epitalamio russo), benché non contenga molte idee musicali di gran peso, è lavoro molto pregevole per la fattura e per la brillante stromentazione; l’introduzione all’opera La vita per lo czar ha qualche cosa del colorito e della fattura leggiera francese; entrambe portano le fìsonomie russe, la pletora della zona nordica. Un maraviglióso contrasto formano le canzonette di Glinka e Malaschkin cantate dalla Lehmann o dallo Henschel. Non lasciano i tuoni di minore, ed il curioso pendere fra due toni produce un effetto bizzarro assai. Le composizioni del Malaschkin provano del talento, senza aver nulla di straordinario; la sua istruzione musicale e la formazione dei suoi motivi ha origine nel Mendelssohn e Schumann, oltre che non può formar e lavorar un motivo in modo sinfonico, come lo mostrò una sua sinfonia, vita artistica, che è tutt’altro che una sinfonia. Molto successo ebbero una Fantasia di Kosaki di Dargomirschky, piena di brio e d’eleganza, senza nissuna ruvida stravaganza, ed una introduzione all’opera Giuditta di Séroff. Come ho detto questi è wagnerista, quindi la formazione dei motivi ricorda molto i prodotti di Wagner, nondimeno sa trarre* effetti irresistibili. Consigliamo al Malaschkin di fare studi profondi, perchè crediamo che potrà essere un giorno un valente maestro, e fare onore alla sua patria.

  1. q.

Per abbondanza di materia rimandiamo al prossimo numero le corrispondenze di Napoli e Vienna giunteci in ritardo. MILANO. Per la beneficiata che ha luogo al teatro della Scala la sera del 20 corrente, la rappresentazione al teatro Piando che doveva aver luogo lunedì 29 corrente viene differita al successivo martedì giorno 30.