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30 libro primo


gli altri. Questa essendo primogenita dell’amor proprio, quanto è a dire del principio d’azione che è in noi, supera ogni altra passione, e fa che quelle cose, che giovano a soddisfarla, hanno il massimo valore, sottoponendosi all’acquisto loro ogni altro piacere, e spesso la sicurezza della vita istessa. Se giustamente operino, cosí pensando e regolandosi, gli uomini, lo giudichi ciascuno: certo è però che non con ragion maggiore comprano gli uomini il vitto quando non ne hanno, che un titolo di nobiltá quando di vitto son provveduti: perchè, se è misera ed infelice la vita quando siam digiuni, infelice è del pari quando non siamo stimati nè riguardati; e talora è tanto maggiore questa infelicitá, che piú tosto ci disponiamo a morire o a porci in evidente rischio di perder la vita che senza il rispetto altrui infelicemente vivere. Qual cosa adunque piú giusta che il proccurarsi, anche con grande e lungo stento e fatica, una cosa, che grandemente è utile, perchè produce molti e grandi piaceri? Che se si deride questo sentir piacere della stima e riverenza altrui, è ciò un biasimare la nostra natura, che tale disposizione d’animo ci ha data, non noi che, senza potercela togliere, l’abbiamo avuta, e di cui, come della fame, della sete e del sonno, nè dobbiamo nè possiamo render conto o ragione ad alcuno. Che se certi filosofi hanno mostrato disprezzo per questa stima altrui, e le ricchezze e le dignitá hanno calpestate; se essi dicono ciò aver fatto, perchè loro non dava piacere la venerazione degli altri, ne mentono: perchè non da altro principio a cosí parlare e dimostrare si sono mossi, che per la sicurezza, in cui erano, di dovere essere, dimostrando di cosí credere ed operare, altamente applauditi dal popolo e commendati1.

Sicchè quelle cose, che ci conciliano rispetto, sono meritamente nel massimo valore. Tali sono le dignitá, i titoli, gli onori, la nobiltá, il comando, che nel numero delle cose incorporee per lo più sono. Seguono immediatamente dietro alcuni corpi, che

  1. È noto il fasto di Diogene, maggiore di quello di Platone.