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del lino. 63

un prato, e rivoltandolo frequentemente, riconoscendosi macerato sufficientemente quando le fibre corticali si staccano facilmente dalla parte legnosa per tutta la lunghezza dello stelo.

La macerazione coll’acqua corrente, che è il miglior metodo finchè l’industria non ne suggerisca dei migliori, più comodi e meno costosi, è quella che si costuma quasi dappertutto, e singolarmente in Lombardia, riuscendo assai facile per la quantità delle acque che attraversano per ogni dove questo paese, ove è stabilita l’irrigazione. Il maceratojo deve disporsi in luogo discosto dall’abitato, per tener lontane le cattive esalazioni che si sviluppano verso la fine della macerazione, e dove l’acqua possa essere rinnovata senza portar danno al libero corso delle acque d’irrigazione. Immersivi i fascetti di lino, nei primi momenti i superiori rimangono alquanto galleggianti, ma dopo a poco a poco da loro stessi vi s’immergono, per l’assorbimento dell’acqua nell’interno del loro tessuto. Ogni giorno i fascetti devono essere rivoltati, il che si eseguisce con una forca. Generalmente dopo sei o tutt’al più otto giorni il lino è completamente macerato, riconoscendosi dall’indizio più sopra marcato parlando della macerazione alla rugiada. Se l’acqua è limpida, non troppo ricca di calce e non troppo fredda, questo metodo dà un eccellente risultato, cioè un filo bianco, lucente e morbido; ma se l’acqua s’intorbida, o che sia troppo fredda riesce più ruvido e di un color grigio.

Per la macerazione coll’acqua stagnante si opera come per la canapa, procurando però che l’acqua non s’intorbidi nè s’imbratti troppo facilmente di terra, poichè il lino ne riceverebbe maggior danno di quella. Nell’acqua stagnante la macerazione è più breve, ma il filo riesce sempre di color grigio-giallastro, e di gran lunga meno apprezzato di quello macerato nell’acqua corrente, per quanto sia forse più morbido.

Macerato il lino, tanto nell’acqua corrente quanto nell’acqua stagnante, in Lombardia si fanno dei mucchi di 8 a 10 fascetti cadauno sopra un suolo di paglia o sopra una cotica appena falciata, si ricoprono con paglia bagnata o con tavole cui si sovrappone qualche leggier peso. Così disposti i mucchi dopo due o tre giorni incominciano a fumare pel calore che si sviluppa da una fermentazione che avviene negli ammassi. Allora, appena che si mostri questo indizio di riscaldamento, si disfanno i mucchi e si distendono ad asciugare