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Le sperienze di Benjamin Corenwinder (Journal d’Agriculture pratique, 20 septembre 1859), confermano pienamente questo modo di considerare il terzo stadio del terreno, egli sperimentò il fosfato di calce opportunamente disciolto nella terra fertile colla coltivazione del frumento, della barbabietola, del sorgo e del pomo di terra; e termina la relazione alla Società Imperiale e Centrale d’Agricoltura in Parigi, colle seguenti parole:

Dalle accennate sperienze si può concludere che, se il fosfato delle ossa, il fosfato fossile ed il nero animale esercitano, in molte circostanze ed in certe località, effetti potenti sulla vegetazione, vi sono però dei casi nei quali l’influenza fertilizzante dell’acido fosforico è completamente nulla.

Ogniqualvolta un terreno sia provvisto di fosfati per l’abbondanza de’ concimi e pei ripetuti amendamenti, è inutile aggiungerne di nuovo: l’eccesso è di nessun effetto.

Aggiunge che i signori Kuhlmann e Stefano Desmesmay, nel circondario di Lille, ed il signor Feneulle a Cambrai, hanno essi pure constatato che il fosfato di calce ed il nero animale, non esercitano alcuna influenza sulla vegetazione nelle terre fertili del dipartimento del Nord.

Si noti che avendo il Corenwinder usato i fosfati allo stato di soluzione non vi sarebbe proprio nessuna condizione finora creduta contraria all’introduzione di quelle sostanze nell’organismo delle piante. — Provasi quindi la facoltà assorbente del terreno, e più ancora che gli eccessi, tanto de’ materiali inorganici quanto di organici, sono parimenti inutili alla vegetazione.

Pertanto l’agricoltore, con siffatti terreni, avrebbe un migliore e maggior effetto dall’uso de’ concimi inorganici che da quello degli organici; meglio farebbe aggiungendo calce e ceneri lisciviate, che non concimi liquidi, sangue, nero di raffineria o guano. Così è parimenti de’ terreni eminentemente vegetali. I prati vecchi, e che per lungo tempo siano stati concimati con materie eminentemente organiche azotate, traggono maggior