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xvi al lettore

contro coloro che gli avevano giurato una guerra di sterminio, e che sapevano così bene combattere col ridicolo. In questo almeno il governo aveva ragione, nel credere che di quella pece rivoluzionaria qualche cosa si attaccava e faceva presa nel popolo.

Nei tempi della servitù, quando gli schiavi non volontari sentono il peso delle catene, e si preparano a sbatacchiarle sul viso ai tiranni, la satira occupa il primo posto nella letteratura nazionale, e non credo perciò appunto d’ingannarmi affermando, che le poesie satiriche o politiche che vogliano dirsi di Arnaldo Fusinato contribuirono assai, con la molla potente del ridicolo, a scalzare di più le fondamenta già corrose della dominazione forestiera. E benchè oramai di quei tempi il giudizio spassionato tocchi unicamente alla storia, non dispiacerà agl’italiani, che godono il frutto maturato dalle fatiche di tanti valentuomini, non dispiacerà di rifare con la fantasia il cammino per dove il poeta li conduce vagando. Ne caveremo ammaestramenti non pochi da potersi anche applicare ai giorni nostri e agli uomini nostri, perchè se le generazioni mutano, non mutano le passioni e