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CAPITOLO IV
Lamento dell'autore sopra la perduta Filena: promessa
di piú bella ninfa fattagli da Cupido.
— Oimè, oimè, o Rifa mia fedele,
come ha permesso la fortuna e Dio
che sia avvenuto un caso sí crudele?
Trovai quel mostro maladetto e rio
5nella boscaglia in sul levar del sole;
ed e’ mi domandò del cammin mio.
Oh lasso me! con sue dolci parole
ei m’ha tradito: or vada, ch’io nol giunga
e non l’occida, a lunge quanto vuole.—
10Driada disse:— Il falso è sí alla lunga,
che ’nvan per queste selve t’affatichi
che mai per te insino a lui s’aggiunga.
— O Rifa mia, io prego che mi dichi
dov’è la quercia, dove sta unita
15Filena mia coi begli occhi pudichi,
e, da che io non gli parlai in vita,
la vegga morta e le mie braccia avvolti
a quella pianta, dove sta impedita.—
Mossesi allor con pianti e con singolti,
20ed io con lei per l’aspero cammino
di quelli boschi e di que’ lochi incolti,
insin che giunsi all’arbore tapino;
non alto giá, ma era lato tanto,
quanto in la selva è lato un alto pino.
25Io corsi ad abbracciarlo con gran pianto,
e dissi:— O ninfa mia, prego, se pui,
prego che mi rispondi e parli alquanto.