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130 libro secondo

     Minerva a lui:— Io chiedo ora il tuo remo,
65ch’io vo’ menar costui, o vecchio lordo,
da questo basso al mio regno supremo.
     Lassame andar, consumator ingordo,
ché a te non è subietta quella vita,
per la qual vive uom sempre per ricordo.—
     70Ratto ch’egli ebbe esta parola udita,
si vergognò ed abbassò le ciglia,
e senza piú parlar ne die’ la ita.
     Navigato avevam ben giá due miglia,
ed io mi volsi addietro, e vidi ancora
75venuta alla rivera altra famiglia,
     solcando noi per quella morta gora,
con gran tempesta tra le morte schiume,
col vento non da poppa, ma da prora.
     Sí come il falso argento torna in fume
80nel ceneraccio, che fa l’alchimista,
o cera che al foco si consume;
     cosí a’ mostri la lor prima vista
vidi mancare ed anche la seconda,
come cosa non stata o non mai vista.
     85E poi la terza colla testa bionda,
la quarta e poi la quinta venne meno,
navigando oltra per quell’acqua immonda;
     mancò poi il sesto di canuti pieno;
sicché di lor rimase un sol vecchiaccio:
90non sette piú, ma un tutti pariéno.
     La nave a riva avea a venir avaccio,
quand’io addomandai un gran vecchione,
che stava a lato a me a braccio a braccio.
     E dissi a lui:— Perché ’l demòn Carone
95sí vi disfá? e perché, navigando,
sei parti ha tolte alle vostre persone?—
     Rispose:— Quel Signor, che ’l come e ’l quando
sa della morte e la vita concede
non mai a patti, ma al suo comando,