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28 CAPITOLO I Maria del Fiore a Firenze, un blocco in marmo dal quale invano s’era tentato cavare una figura di gigante. Lo scultore incapace era stato certo Bartolomeo di Pietro detto Baccellino da Settignano. Per desiderio dei Consoli dell’Arte della lana fu deciso di affidare quel marmo a più valente artista, perchè ne ottenesse una gigantesca figura di Davide. Ciò risulta dalle deliberazioni nell’Archivio dell’Opera. Il Vasari aggiunge che Pier Soderini, uno de’ maggiorenti della città «aveva avuto ragionamento molte volte di far condurre quell’opera a Leonardo da Vinci, teste ritornato da Venezia e che si trovava in patria senza alcuna importante occupazione e stabile impiego». Quelle trattative — come pensa il Solmi, che rievocò l’episodio e indicò il disegno leonardesco che ne è conseguenza — avvennero certo sulla fine del 1 500 e nel primo semestre del 1 501, perchè è noto che il 1 6 agosto 1501 l’importante incarico fu affidato invece a Michelangiolo Buonarroti (’). E autorizzato il sospetto del Solmi che la fama di Leonardo anche come scultore dovesse essere ben stabilita se a lui s’era pensato e ripetutamente di affidare tal lavoro. A quel periodo appartiene sicuramente lo schizzo a penna leonardesco del David a Windsor, disegnato con vigore di effetti. David ha il braccio sinistro col sasso in mano raccolto sul petto, il destro steso lungo il fianco a reggere la fionda. Il motivo è lo stesso adottato da Michelangiolo e svolto con maggior nervosità ed esilità di forme; perchè i due artisti, vincolati dalla sbozzatura precedente del marmo non poteron creare ex novo — l’uno sul foglio, I’ altro nel marmo stesso — r opera d’arte. Sul foglio, sotto uno scritto e (’) E. Solmi, // «’DacìJ» dì Leonardo e il * ’David» di Michelangelo, in «Rassegna d’Arte». 1912, agosto-seUembre.