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lungo la francia e l'italia 93


conciliata da prima la mia pietà: ma, mentre finiva il racconto, io principiava a stimarlo.

E continuò: — Il re è generosissimo fra tutti i principi, ma la sua generosità non può dar soccorso e premio a tutti quanti; ed io non sono cosí sfortunato se non perché mi trovo confuso tra i piú. Ho una moglie che si dilettava di pâtisserie; e se ora, per me e per la donna ch’io amo, lotto con quest’unico mezzo contro la miseria, non però mi credo disonorato, finché la provvidenza non m’apra strada migliore. —

Or se dissimulassi la ventura che nove mesi dopo consolò il povero cavaliere, defrauderei d’un piacere le anime buone; e questa sí che la saria cattiveria.

Pare ch’ei facesse per lo piú residenza presso a’ cancelli di ferro che menano al palazzo del re; e poiché la sua croce dava nell’occhio, molti gli movevano, siccome io feci, la stessa domanda. Ed esso li compiaceva, raccontando la sua disavventura, e con tanta sincerità e discrezione, che pur una volta arrivò all’orecchio del re; il quale, udendo anche che il cavaliere era valoroso soldato, e tenuto da tutto il suo reggimento per uomo onorato e dabbene, lo dispensò da quel povero traffico con l’annua pensione di lire mille cinquecento.

Ho scritto questo fatto per amor del lettore: abbia dunque pazienza ch’io ne scriva un altro, come episodio, anche per amor mio; e i due avvenimenti si riflettono tanto lume scambievolmente, che chi li separasse farebbe peccato.

XLV

LA SPADA

RENNES

Poiché gl’imperi ed i popoli a certi periodi declinano, e anch’essi imparano alla lor volta che cosa sia l’infortunio e la povertà, io non mi starò a dire le cause che fecero gradatamente scadere in Brettagna la casa d’E***.