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lungo la francia e l'italia 77


Il libraio mi disse che non ne aveva. — Comment! — rispos’io, pigliandomi un tomo d’un’edizione schierata sul banco. — Rispose che gli fu data da legare, e che anzi domattina la rimandava a Versailles al conte de B***.

— E il conte de B*** legge Shakespeare?1.

C’est un esprit fort — replicò il libraio — ed ama i libri inglesi; e, quel che piú gli fa onore, ama anche gl’inglesi, monsieur.

— E voi parlate cosí garbato — io soggiunsi — da obbligare un inglese a spendere un paio di louis d’or alla vostra bottega. —

Mi s’inchinò, e rispondeva.....; ma una giovinetta polita, di forse vent’anni, e che al contegno e alle vesti pareva la fille-de-chambre d’una divota qualificata, entrò a chiedere Les égarements du cœur et de l’esprit2. Il libraio le diede subito due volumetti; ed essa, slacciando una borsellina di raso verde ravvolta d’un nastro dello stesso colore, e mettendovi il pollice e l’indice, trasse il danaro e pagò. Io non aveva a che piú rimanermi nella bottega, e m’avviai seco fuor della porta.

— E che c’entrano, o giovinetta — le dissi — i «traviamenti del cuore» con voi, con voi che appena sapete d’averlo? E se prima l’amore non te ne avverte, o un infido pastore non te lo faccia dolere, puoi tu accertarti che tu l’hai il cuore?

Dieu m’en garde! — disse la fanciulla.

  1. Questi era il contedi Bissv, tenente generale e uno dell’Accademia francese: e forse Yorick si meravigliava che ardisse di leggere Shakespeare, perché intorno a quel tempo Voltaire, dal suo volontario ostracismo in Ferney, tiranneggiava con dissertazioni, lettere, memoriali e libelli i suoi fratelli accademici perché scomunicassero Shakespeare e impetrassero dal re che le tragedie inglesi, ch’ei nondimeno imitava (vedi il Cesare di Shakespeare e di Voltaire), fossero arse dal manigoldo, e che il misero La Tourneur, che stava allor traducendole, e il libraio che s’apparecchiava a stamparle, venissero per grazia speciale mandati solamente in galera (vedi il carteggio di Voltaire con D’Alembert). Dio perdoni i peccati d’invidia, di dittatura letteraria e di raggiro a Voltaire, che del rimanente era un gran valentuomo; e Dio faccia ravvedere i maestri miei, che vorrebbero impacciare i principi in sí puerili contese [F ].
  2. Romanzo di Crébillon, figlio del tragico [F.].