Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/48

42 vii - viaggio sentimentale di yorick


XXII

MONTREUIL

Al dí seguente La Fleur assumea la sua carica; e gli consegnai la valigia e la chiave, con l’inventario della mia mezza dozzina di camicie e delle brache di seta nera. Gli ordinai di assettare ogni cosa sopra il calesse, di far attaccare i cavalli e di dire all’oste che salisse col conto.

C’est un garçon de bonne fortune — disse l’oste; e m’additava dalla finestra mezza dozzina di sgualdrinelle tutte intorno a La Fleur; e gli dicevano amorosamente buon viaggio: ed egli, tanto che il postiglione menava fuori i cavalli, baciava la mano a tutte attorno attorno; e tre volte si asciugò gli occhi; e tre volte promise che porterebbe a tutte delle indulgenze da Roma.

— Quel giovinotto — mi disse l’oste — è benvoluto da tutto il paese; ogni cantuccio di Montreuil s’accorgerà ch’egli manca. Gran disgrazia per altro! — continuò l’oste — ed è la sola ch’egli abbia: è sempre innamorato.

— Beato me! — gli risposi — ch’io non avrò il fastidio di riporre le mie brache sotto il guanciale1.— Queste parole erano piú a lode mia che di La Fleur. Vissi innamorato sempre or d’una principessa or d’un’altra; e cosí spero di vivere fino al momento ch’io raccomanderò il mio spirito a Dio; perché la mia coscienza è convinta che, s’io commettessi una trista azione, la commetterei sempre quando un amore è in me spento, ed il nuovo non è per anche racceso; e nel tempo dell’interregno m’accorgo che il mio cuore fa il sordo, e mi concede a stento sei soldi da far elemosina alla miseria. Però mi sollecito a rompere questo gelo, e il raccendermi e il risentirmi pieno di generosità e di benevolenza è tutto un punto: e farei

  1. L’autore serbava la borsa nel taschino delle sue brache; però dianzi, quando vide il frate, lo abbottonò [F.].