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lungo la francia e l'italia 41


XXI

MONTREUIL

Perché La Fleur fece meco tutto il viaggio di Francia e d’Italia, e verrà spesso in iscena, parmi di affezionargli alquanto meglio i lettori. Sappiate ch’io non ebbi mai da pentirmi sí poco degli impulsi, che per lo piú mi fanno risolvere, come con questa creatura: fedelissima, affettuosa, semplice creatura fra quante mai s’affannarono dietro le calcagna di un filosofo; e quantunque delle sue perizie di suonatore di tamburo e di sarto da calzerotti, ottime in sé, non potessi veramente giovarmi, la sua giovialità m’era largo compenso, suppliva a tutti i difetti. I suoi sguardi m’erano fidato rifugio in tutti i disagi e pericoli: intendo solo de’miei, perché La Fleur era inviolabile; e se fame, o sete, o nudità, o veglia, o qualunque altra sferzata di mala ventura coglieva ne’ nostri pellegrinaggi La Fleur, tu non ne vedevi né ombra né indizio in quel volto, ed era eternamente tal quale. E però, s’io (e Satanasso a ogni poco mi tenta con quest’albagia), s’io pure mi sono un pezzo di filosofo, la mia boria è mortificata quando considero l’obbligazione ch’io ho alla complessionale filosofia di questo povero compagnone, il quale, a forza di farmi vergognare, mi ridusse uomo di razza migliore. Nondimeno La Fleur mi sapeva alquanto di fatuo; ma pareva alla prima piú fatuo di natura che d’arte; né fui tre giorni fra i parigini, ch’ei non mi sembrò punto fatuo1.

  1. Chi piú volesse intorno a La Fleur veda l’edizione inglese stereotipata (Didot, 1800), p. 109. A me basti il dirvi ch’egli viveva l’anno 1783 in Calais, e si professava testimonio della verità di molti fatti descritti in questa operetta [F.].