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lungo la francia e l'italia 15


Non già ch’io non mi sappia che in grazia dei miei viaggi e delle mie osservazioni, poiché le sono tutte di stampa affatto diversa da quelle de’ miei precursori, potrei aggiudicarmi una nicchia tutta mia propria; se non che romperei forse i confini sulla giurisdizione del «viaggiatore vano», presumendo di farmi guardare dal popolo prima ch’io almeno non abbia alcun merito alquanto migliore della novità della mia vettura1.

Per ora il lettore mio si contenti, se da quanto potrà qui discernere e meditare s’abiliterà ad assegnarsi (s’ei fu mai viaggiatore) il luogo e il grado che piú in questo catalogo gli si adatta. E’ sarà cosí men lontano di un passo dalla cognizione di se medesimo; da che si potrebbe giurare che tutto ciò, che egli aveva già inviscerato nell’anima, l’accompagnò in tutti i suoi viaggi, né si sarà poscia sí fattamente alterato ch’ei non possa tuttavia ravvisarlo.

Colui che primo trapiantava la vite di Borgogna al Capo di Buona Speranza (nota che era olandese) non sognò mai di bere in Affrica di quel vino stesso spremuto su’ colli francesi da quella vite (non sono sogni da uomo flemmatico questi), ma fuor di dubbio aspettavasi di bere un liquore vinoso: se poi squisito, scipito o tollerabile, quel buon uomo non era si nuovo de’ fatti di questo mondo da non sapere ch’ei non ci aveva che fare; ma che il successo pendeva tutto da quell’arbitro che comunemente chiamasi «Caso». Ad ogni modo,

  1. Il testo: «than the mere noveliy of my vehicle». Altri tradurrebbe forse: «la novità de’ miei motivi», da che Johnson interpreta cosí nel suo Vocabolario la voce «vehicle»; ma gl’inglesi intendono comunemente con questa voce ogni cosa «che serve a trasportare». e l’autore inoltre la contrassegnò nella stampa: onde a me pare che alluda a taluno di que’ tanti viaggiatori che con fogge stranissime ambiscono di farsi guardare. Vero è che quella désobligeante non era cosa nuova a que’ tempi; ma era pur nuovo che un viaggiatore, anziché «obbligarsi» tutti gli altri suoi concittadini, che fecero e scrissero viaggi, scrivesse appunto in una dèsobligeante un sermone contro chiunque viaggiava. E Yorick si diletta di sí fatti frizzi ed equivochi; cosí, al principio di questo proemio, nominando i «peripatetici», allude agli uomini che vanno attorno perpetuamente. Ma, perché a me queste freddure non piacciono, e all’autore piace che chi legge le indovini da sé, io le tradurrò a mio potere senza far troppe chiose sovr’esse [F.].