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difesa pel sergente armani 201


scritte o cantate per tradizione, ma certamente nate contemporanee ai fatti, quando i poeti erano teologi, giurisprudenti e storici delle genti.

La questione dunque si riduce: se nelle imprese contemporanee al Monti v’ha meraviglia bastante, sebbene scevra di mitologia; e, dove questa meraviglia esistesse, se il poeta ne trasse uso bello e magnifico. L’Europa scioglie con la sua meraviglia la prima parte della questione; ed osiamo dire che lo storico, il quale imprendesse gli annali presenti, quand’anche fosse dotato della imparzialità del Padre degli uomini, che guarda d’un occhio stesso la grandezza e l’infermità de’ mortali, percolerebbe nondimeno di stupore l’universo, solo con lo schietto e freddo racconto delle cose operate in questi ultimi diciotto anni. Se poi l’autore n’abbia degnamente profittato, apparirà dall’architettura e dallo stile del poema, che noi andremo esaminando negli articoli seguenti.

Ullino, nipote degli antichi bardi celebrati sino dall’età di Lucano e di Tacito, e di cui parlano le storie antiche e moderne de’ popoli settentrionali, è l’attore principale del poema. Nell’epopea l’eroe, che n’è argomento, è sempre attore e per lo piú narratore, come nell’Odissea e nell’Eneide. Nella lirica invece l’eroe è sovente in un episodio che forma il corpo ed il nerbo dell’ode: testimonio le lunghe odi di Pindaro, e segnatamente la quarta Pitica, consecrata alla navigazione di Giasone nell’Asia ed alla fondazione del regno di Cirene. Il poema dunque è lirico per se stesso, perché l’eroe non interviene se non o narrato dagli attori, o veduto e cantato dal bardo, il quale, per lo spirito di vaticinio di cui è dotato, aiuta sommamente il meraviglioso. Ma, perché un profeta vivente e dissonante dalle nostre idee ed un bardo illuminato de’ costumi e delle scienze del suo secolo contrasta con l’opinione fondata sull’agreste ingegno de’ bardi, il poeta guida il verosimile nel suo poema con una invisibile, ma sentita genealogia de’ bardi, richiamandoci egli nel proemio «i bardi, che accompagnarono un dí le armi di Carlomagno, allorché dalle rive aquitaniche o dagli ultimi Pirenei volava a punire il Sassone