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12 vii - viaggio sentimentale di yorick


la carrozza; onde io, poiché la natura suole spronare i suoi figliuoli che si provvedano, me ne andava alla volta della rimessa a comperarmi o noleggiare ciò che mi potesse fare a proposito; quando in un cantuccio di quel cortile una vecchia désobligeante mi die’ nell’occhio alla prima, e senza star a pensare v’entrai: né la mia parea dissonante da’ miei desidèri; e dissi al ragazzo che mi chiamasse monsieur Dessein. Ma monsieur Dessein, padrone dell’hotel, era a’ vespri: e, perché d’altra parte non mi giovava d’affacciarmi al mio frate, ch’io nell’opposto canto adocchiava molto alle strette con una signora smontata allora all’albergo, tirai tra me e loro le tendine di taffettà; e siccome io aveva decretato di scrivere il mio itinerario, mi cavai di tasca il calamaio e la penna, e scrissi il proemio nella dèsobligeante.

VII

PROEMIO NELLA DÈSOBLIGEANTE

E’ fu, senza dubbio, da molti filosofi peripatetici già notato che di propria irrepugnabile autorità la Natura piantò termini ed argini certi onde circoscrivere l’umana incontentabilità: il che le venne fatto col tacito e sicuro espediente di obbligare il mortale ai doveri quasi indispensabili di apparecchiarsi il proprio riposo, e di patire i travagli suoi dove è nato, e dove soltanto fu da lei provveduto di oggetti piú atti a partecipare della sua felicità, e a reggere una parte di quella soma che in ogni terra ed età fu sempre assai troppa per un solo paio di spalle. Vero è che noi siamo dotati di tal quale imperfetto potere di propagare alle volte la nostra felicità oltre que’ termini; cosí nondimeno che il difetto d’idiomi, di aderenze e di dipendenze, e la diversità d’educazione, usi e costumi attraversino tanti inciampi alla comunione de’ nostri affetti fuori della nostra sfera natia, che per lo piú si fatto potere risolvesi in una espressa impossibilità.