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lungo la francia e l'italia 135


al suo innamorato, essa allora ripensava a suo padre; poiché, proferendo quelle parole, le lagrime le gocciavano giú per le guance.

M’assisi accanto a lei; e Maria mi lasciava che, mentre le cadeano le lagrime, io le asciugassi col mio fazzoletto; e lo bagnai delle mie e nelle sue, poi nelle mie, e rasciugai poscia le sue: sentiva intanto io tali commozioni e sí inesprimibili, ch’io sono certo che non potrebbero ascriversi mai a veruna combinazione di materia e di moto.

Si, sono persuaso che ho un’anima; e tutti i libri, di cui i materialisti appestano il mondo, non sapranno convincermi mai.

LXIV

MARIA

Maria si risentiva; e le domandai se si ricordava d’un uomo pallido ed esile della persona, il quale due anni addietro s’era seduto in mezzo a lei e alla sua capra. Rispose che a quel tempo era malata assai, ma che se ne risovveniva per due circostanze: perché, cosí malata, s’accorse che quell’uomo n’aveva pietà; e poi perché la sua capra gli aveva rubato il fazzoletto e ch’ella per quel furto l’aveva allora battuta. E diceva d’avere lavato il fazzoletto nel rio; e che n’aveva tenuto conto sino a quel giorno per restituirglielo, se mai lo rivedesse, com’ei le aveva mezzo promesso. Cosí parlando, si traeva di tasca il fazzoletto a mostrarmelo; lo custodiva piegato politamente fra due foglie di vite ravvolte d’un pampino: spiegandolo vidi una «S», segnata in un de’ lati.

E narravami com’ella aveva tapinato dopo quel dí sino a Roma, e fatto un giro in San Pietro, e che se n’era tornata; e che sola aveva ritrovato il sentiero lungo gli Appennini, e traversata tutta la Lombardia senza danaro, e le strade alpestri di Savoia senza scarpe: com’ella avesse tanto patito; e come e da chi sostenuta, non potea dirlo. — Ma Dio mitiga il vento — disse Maria — per l’agnello tosato.