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commiato 337


COMMIATO.

Or ch’io ti lascio, amico lettore, vo’ che tu sappia il perché e il come di questo libro. Tu crederai, spero, senza ch’io giuri, che questa volta non ho inteso di fare un libro né bello né buono. E, se tu avessi preso per giusta moneta tutto quello che ho scritto, tu hai fatto male: rare cose ho qui dette davvero, molte da scherzo, e parecchie né da vero né da scherzo, le quali poteano essere e dette e non dette. Or, che hai gli occhiali, a te lascio il discernere. Ma, per parlare piú umano, dico che tutti i discreti ed indiscreti lettori hanno a sapere ch’io l’ho giurata alle anime de’ pedanti. Il cane è nemico del gatto, il gatto del topo, il ragno dei moscherini, il lupo delle pecore, ed io de’ pedanti. L’amico mio Iacopo Ortis, ὁ μακαρίτης, avea col medesimo intento comentato in due volumi il Libro di Ruth; ma, sebben fosse iracondo, non gli bastava il cuore di essere maligno. Il comento non si stampò. Dalle sue Ultime lettere, pubblicate nell’ottobre dell’anno scorso, ognun sa la storia della sua morte: i pedanti gridarono la crociata contro le Ultime lettere, perché non citavano autori greci e latini, e non erano scritte co’ vezzi del contino Algarotti, cortigiano e «quodlibetario» di buona memoria, né con le accademiche lascivie di quella divota animetta del cavalierino Vannetti. Allora maladissi a’ pedanti, e sospirai quel comento del Libro di Ruth: ma i manoscritti erano stati bruciati dall’autore prima dell’ora della morte, tutti... né a torto forse: son pur indiscreti, per troppa amicizia, gli editori delle opere postume. Ad ogni modo io dovea vendicare l’amico mio, l’amico mio che non poteva rispondere piú; e ho dato mano a questo comento, imitando quello che avea fatto ὁ μακαρίτης. Il cielo ed io soli sappiamo quanto ho dovuto durare per proseguire nel mio proposito; e piú ancora per proseguire fingendo di fare davvero. Τοῖς δ´ ἔργοις καὶ τὰν ψυχὰν προτέθηκα. E mi pare d’avere scritto tale quale avrebbe scritto un solenne pedante o grecista o bibliotecario: ch’ei son, poco piú poco meno, lo stesso cervello in diversi petti. Sia qui detto per incidenza: han sí pieno il cranio di alfabeti e di citazioni, che il cervello fugge e va a stanziare ove dovrebb’esservi il cuore; ed il cuore... dov’ei sia, né io né tu,

U. Foscolo, Prose - II. 22