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considerazione decimaseconda | 321 |
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Barba erat incipiens: barbae color aureus, aureaque
ex humeris medios coma dependebat in armos.
Cosí l’amico mio, che dagli antichi derivò le maggiori bellezze della sua poesia, nel ív del Bassville:
E furtive dall’elmo e sfolgoranti
uscian le chiome della bionda testa,
per lo collo e per l’omero ondeggianti.
Properzio e Tibullo fanno bionde le loro amiche. Tib., lib. i, elegia v, 44:
Non facit hoc verbis, facie tenerisque lacertis
devovet, et flavis nostra puella comis.
E Properzio nella 11 elegia del lib. ii, dove canta le bellezze della sua Cinzia (ediz. Brouck):
Gloria Romanis una es Itu nata puellis.
Romana accumbens una puella Iovi.
. . . . . . . . . . . . . .
Fulva coma est, longaeque manus, et maxima tota
corpore; et incedit vel Iove digna soror.
E questa capigliatura «fulva» era la leonina, cosí dipinta da tutti i poeti latini; ed un nostro italiano, di cui mi ricordo il verso, ma non ricordo né il luogo né il nome, chiama il leone
il fulvo imperador della foresta;
o fors’anche fu quel dilicato colore tra il nero e l’aureo, di cui scrive Ovidio, Amor., i, elegia xiv, 9:
Nec lamen ater erat, neque erat tamen aureus illis,
sed, quamvis neuter, mixtus uterque color.
Qualem clivosae madidis in vallibus Idae
ardua direpto cortice cedrus habet.
Peleo, padre di Achille, è detto «biondo» da Catullo in quel poemetto, ove mi paiono stemperati tutti i colori di Lucrezio e di Virgilio, v. 97:
Qualibus incensam iacltastis mente puellam
fluctibus, in favo saepe hospite suspirantem!
U. Foscolo, Prose - II. | 21 |