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316 | vi - commento alla «chioma di berenice» |
ci tramandano la profanazione commessa dagli sciti del tempio di Venere celeste in Ascalona, a’ tempi del re Psammetico (Erod., lib. i, sez. 105). La Venere volgare ha piú recenti adorazioni, e primo a fondarne culto per gli ateniesi fu Teseo: però Pausania nel Viaggio di Attica racconta: «A’ tempi miei non v’erano piú ornamenti antichi della Venere volgare: que’, che la troppa etá risparmiò, pareano d’artefici non oscuri». Ogni nazione ed ogni principe vestivano gli dèi secondo i propri istituti. Adoravano i lacedemoni una Venere armata (Pausania, in Laconicis; Quintiliano, Institut., lib. ii, 4). Donde poi vennero quegli epigrammi di Venere, che disfida nuovamente Pallade, e due tra gli altri di Ausonio (il xli e xlii). E Cesare, per la boria di essere sangue d’Enea. figlio di Venere, e perch’egli era veramente, come tutte le gentili anime, seguace della dea, la portava nel suo sigillo, sebbene tutta armata, come quegli che era altissimo capitano e piú ch’altri fatto e dalla natura e dalla fortuna guerriero. Ma anche questa «armata» è una discendente della «volgare». La qual distinzione di «volgare» e «celeste» si vede a’ tempi de’ Tolomei dall’epigramma xiii di Teocrito sopra il simolacro dedicato da una moglie pudica alla casa del marito e de’figliuoli:
Ἡ Κύπρις οὐ πάνδημος· ἰλάσκεο τὴν θεὸν εἰπών
οὐρανίαν.
«Venere non è questa la volgare: propizia fa’ la dea, chiamandola celeste». Si può dunque desumere che questa Venere fosse la «casta», di cui parla Callimaco, poiché ella è dea delle matrone pudiche. Ma è ella la stessa Venere Arsinoe Zefiritide? Ho sospettato, nella nota ai vv. 55-6, che si. Eccone le ragioni: 1° Arsinoe fu celebrata come pudica ed amorosa moglie, e fu si passionatamente amata da Filadelfo, ch’ei morí pel dolore di averla perduta. 2° Vediamo molti nomi e molti attributi dati alla stessa divinitá, senza che i poeti ed i popoli si curino gran fatto di storie e di cronologie: Arsinoe, essendo associata al culto di Venere, poteva avere gli attributi della celeste. 3° Callimaco, avendo per argomento l’amor coniugale di Berenice e per fine l’apoteosi de’ suoi signori, e fondando in questo poema un culto per le spose pudiche, né potea, né dovea lasciare ad Arsinoe gli attributi della Venere «volgare», negandole quelli della «celeste».