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26 iv - seconda redazione delle


due scudi ed una camicia. Ah, signore! non so se voi siete ricco; ma il vostro volto e que’ sospiri mi dicono che voi siete sventurato e pietoso. Credetemi: io vidi per prova che il danaro fa parere benefico anche l’usuraio e che l’uomo splendido di rado si degna di locare il suo beneficio fra’ cenci. — Io taceva; ed egli, alzandosi per accommiatarsi, riprese: — I libri m’insegnavano ad amare gli uomini e la virtú; ma i libri, gli uomini e la virtú mi hanno tradito. Ho dotta la testa, sdegnato il cuore e le braccia inette ad ogni utile mestiere. Se mio padre udisse dalla terra ove sta seppellito con che gemito grave io lo accuso di non avere fatti i suoi cinque figliuoli legnaiuoli o sartori! Per la misera vanitá di serbare la nobiltá senza la fortuna, ha sprecato per noi tutto quel poco che egli avea, nelle universitá e nel bel mondo. E noi frattanto?... Non ho mai saputo che si abbia fatto la fortuna degli altri miei fratelli. Scrissi molte lettere, ma non vidi risposta: o sono miseri o sono snaturati. Ma per me, ecco il frutto delle ambiziose speranze del padre mio. Quante volte io sono forzato o dalla notte o dal freddo o dalla fame a ricoverarmi in una osteria; ma, entrandovi, non so come pagherò la mattina imminente. Senza scarpe, senza vesti... — Ah, copriti! — gli diss’io, rizzandomi; e lo coprii del mio tabarro. E Michele, che, venuto giá in camera per qualche faccenda, vi s’era fermato poco discosto ascoltando, si avvicinò, asciugandosi gli occhi col rovescio della mano, e gli aggiustava in dosso quel tabarro; ma con un certo rispetto, come s’ei temesse d’insultare alla bassa fortuna di quella persona cosí ben nata.

O Michele! io mi ricordo che tu potevi vivere libero sino dal dí che tuo fratello maggiore, aprendo una botteghetta, ti chiamò seco; eppure scegliesti di rimanerti con me, benché servo. Io noto l’amoroso rispetto, per cui tu dissimuli gl’impeti miei fantastici, e taci anche le tue ragioni ne’ momenti dell’ingiusta mia collera; e vedo con quanta ilaritá te la passi fra le noie della mia solitudine, e vedo la fede con che sostieni i travagli di questo mio pellegrinaggio. Spesso col tuo gioviale sembiante mi rassereni; ma, quando io taccio le intere giornate, vinto dal