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266 vi - commento alla «chioma di berenice»


alla terra. Cosí il Petrarca, che dell’avanzo della cavalleria errante e delle fantasie platoniche, riferite sino dagli antichi cristiani alla religione, sí gentilmente adornava il suo amore, non ebbe imitatori se non puerili, tostoché quelle usanze e quelle idee soprannaturali, non fondate sul cuore umano, sono state relegate ne’ romanzi de’ Caloandri e nelle biblioteche claustrali. Che se nella sua terra natia, e con la stessa sua lingua, non felici seguaci

ebbe quel dolce di Calliope labbro,


il quale narrò con tanto pianto soave la passione universale dei cuore, solo perché è riferita a scaduti costumi e ad idee celesti poco sensibili; come può l’uomo nato fra popoli da gran tempo usciti dello stato eroico, e sotto il beato cielo d’Italia, imitare la magnifica barbarie d’Ossian, e tentare di trasportarne nelle sue solitudini? Ben io, volando con l’immaginazione a que’ tempi, guido fra le sue montagne quel cieco poeta e siedo devoto su la sua tomba; ma io grido ad un tempo agl’italiani: — Lasciate quest’albero nel suo terreno, poiché trapiantato tralignerá: simile a que’ fieri animali, che, dalla libertá delle selve tratti fra gli uomini, appena serbano vestigi della loro indole generosa. — Ardiremo noi far soggetto di poema quella religione e quelle storie, se il solo dubbio che l’autore viva nell’etá nostra, scema gran parte della meraviglia? La poesia non aspira ad accendere soltanto gl’ingegni che hanno l’ésca in se stessi, ma a cangiare in fervidi anche i piú riposati: al che non giunge, se non toccando gli stati della societá, ne’ quali gli uomini vivono, e tutte le passioni, come sono modificate da’ costumi.

VII. Ma (purtroppo!) la nostra poesia non può avere né lo scopo, né i mezzi de’ greci e delle nazioni magnanime; perocché, non potendole conferire le moderne religioni, né il sistema algebraico de’ presenti governi, poco può ella conferire alla politica. Massimi fatti e straordinari destano la poesia storica, face illuminatrice dell’antichitá. La navigazione degli Argonauti e la confederazione di tutta la Grecia sotto Troia hanno dato luce a’ lor secoli, per avere eccitati i poeti a cantar quella