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discorso terzo 259


da noi, settatori di ciò che viene da lontani paesi ed incuriosi de’ nostri tesori. Assai per avventura ne’ libri e ne’ monumenti rapiti dai lunghi secoli anteriori a Mosé parlavasi delle costellazioni, da poi che della berenicea tante memorie ci restano1. Né fu senza influsso su le fortune mortali, ed a’ tempi de’ dodici Cesari un tiro de’ tali chiamavasi2 «Berenice Εύπλόκαμος». Avremmo anche tradizioni teologiche, se quelle etá non fossero state addottrinate, e se la barbarie, che le seguì, non fosse stata occupata da nuove e diverse religioni. Non potendo Conone collocarla fra i segni giá celebrati del zodiaco, la pose nella parte del cielo piú nobilitata per le costellazioni cantate piú sovente da’ poeti. Ha la Vergine a mezzogiorno, all’oriente Boote, tocca all’occidente la coda del Leone. Nella fascia del zodiaco che «cinge il globo mondano», preposta dal Vico alla Scienza nuova, «compariscono in maestá» i soli due segni del Leone, simbolo de’ tempi erculei nell’etá del mondo eroico, e della Vergine, simbolo dell’aurea etá di Saturno, la prima celebrata nelle storie poetiche. Anzi le stelle della Chioma, pria che Conone le adornasse di questo nome, eran parte della Vergine, vicino a cui pone Arato la Giustizia, salita al cielo per l’abborrimento dell’umana schiatta3. La quale allegoria, sebbene abbia diversa applicazione da Dupuis, parmi una memoria di antichissime e generali rivoluzioni politiche, quando, per la sovversion di tutte le leggi, piú crudelmente l’umano genere usava della reciproca inimicizia, istinto primo ed eterno della nostra natura. Cosí è allegoria della violazione d’ogni religione nella comune calamitá

    letto i poeti da noi rivendicati, presume che la «loro fama», giá celebrata da tante etá, debba cedere al suo privato decreto? Potea pur condannarli, e concedesi a «tant’uomo» il condannarli senza ragionare, ma non di dissimulare la voce universale che li esalta. Abbiansi questa nota non i francesi, poiché so che «sua cuique placet Helena», ma quegl’italiani che non sanno leggere se non francese.

  1. Eratostene, in Catasterismo Leonis, cap. 12; Igino, Astronom. poët., lib. ii, cap. 24, in Leone; Achille Tazio, Isagoges in Arati Phaenom., p. 134; Esterno; Teone (scoliaste arateo). Ad Phaenom., v. 146; lo scoliaste di Germanico, in Leone; Proclo, De sphera, cap. ult.; ed altri forse, a me ignoti.
  2. Meursio, De ludis Graecorum.
  3. In Catasteremo Virginis.