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discorso primo 237


non a torto fu questo commentatore obbliato, e chiamato «impudente» dal dottissimo Harles1 e «poco giudizioso» dal bibliografo Arvood2.

VI. Alcuni anni prima, Antonio Conti tradusse il poemetto e lo corredò di osservazioni3, che, se anche fossero state pubblicate senza il nome di tanto filosofo e letterato, vi si scorgerebbe nondimeno l’autore del Cesare, tragedia, e della Eroide di Elisa ad Abelardo, unica poesia elegiaca da contrapporre con fiducia agli stranieri e agli antichi. Ma piú nota di questa è la traduzione di un bifolco arcade, inserita nella malaugurata collezione de’ poeti latini4. Que’ preti, che posero rimpetto a Catullo questo petulante e scipito verseggiatore, ben mostrano a che stato era la sì vantata letteratura italiana di quella etá. Né piú senno mostrò il Bandini, inserendo questa versione sotto la greca che fece Anton Maria Salvini5, il quale era giá stato prevenuto nell’audace fatica dallo Scaligero6 che, a mio parere, serba piú greca andatura. Eminente, fra quelli che tentarono traduzioni in greco, reputo Eugenio Bulgari, corcirense, oggi metropolita in Pietroburgo, che dotò il bello virgiliano della grandezza di Omero. Ma se pur v’hanno volgarizzamenti della Chioma di Berenice oltre a’ citati, non so. Degli stranieri non posso dire: sono sì parco cultore delle loro lingue, che, se pure avessi trovate tutte le versioni, e taluna ne avessi letta, non oserei però giudicarne.

VII. Continuavano intanto i commentatori. Fra gli allievi di Gottlieb Heyne (chiaro e fortunato per lo suo Virgilio, recente editore di Pindaro, e recentissimo di Omero, non so se con pari fortuna), un certo Doering pubblicò nella sua diligente

  1. Introd. in Not. lit. rom., vol. I, p. 326 e sg.
  2. All’articolo Catullo.
  3. Venezia, dalle stampe Pasquali, anno 1739.
  4. Milano, Corpus Latin. poët., 1740.
  5. Callimachi Cyrenaei, Hvmni, ab Ant. Mar. Salvinio, Etruscis versibus redditi, Florentiae, typis Mouckianis, 1743.
  6. Poëmata quaedam Catulli, Tibulli, Propertii, selecta, graece reddita per Ioseph. Scal1gerum, 1615.