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veterani del re circa seimila, con cinque cannoni dati dagl’inglesi, ma disagevoli per essere sugli affusti di marina. Ma infinita la gente ragunaticcia. Calabresi, pugliesi, tutti insomma i su nominati convennero. Tanto esercito, parte non fedele, parte indisciplinato, trovasi in valle angustissima; ha alle spalle ed a fronte due inaccessibili montagne, due strade a sinistra, una ardua per Salerno, l’altra per Materdomini e Nocera, e due a destra: una per Avellino, l’altra alpestre per la Puglia. Resta il cardinale a Salerno. Contese, risse di quei banditi e veterani, chi deve capitanarle. Tutti andavano senz’ordine, senza disciplina, tutti cercavan nemici, erravano per le montagne, saccheggiavano, portavano teste di miseri, quasi trofei di nemici, gozzovigliavano. Spanò tutto scrive a Napoli: la porta Salerno essersi chiusa per far impeto dalla parte di Avellino, penetrando Napoli per Nola e Poggio reale. Opportune le angustie, per sorprendere l’inimico ove il numero è dannoso, e finire in un di tutta la guerra e la fortuna della repubblica.